Il Mattino – R. Insigne: “Il Real Madrid? Ecco come reagì la squadra dopo il sorteggio. Sul futuro di Lorenzo la penso così…”

L'esterno destro classe 94: "Il mio modello calcistico è Callejon"

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Dura la vita del fratello d’arte. Ancor di più se il maggiore di casa è titolare nel tridente del Napoli ed è uno degli uomini del momento. Ma Roberto Insigne, intervistato da “il Mattino”,  è un ragazzo che non si fa problemi, anzi. Quel nome dietro le spalle non gli pesa, perché il rapporto con Lorenzo lo aiuta a crescere giorno dopo giorno.

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Anche adesso che ha scelto Latina, in serie B, dopo sei mesi di apprendistato nella bottega del maestro Sarri. Cosa ha imparato di più dall’allenatore azzurro? «Mi ha insegnato tanto ed è giusto che tutti ne parlino così bene. È umilissimo fuori dal campo. Mi diceva sempre di giocare la palla e attaccare la profondità».

In campo, invece, il suo modello? «Ho imparato tanto da Callejon perché ero in coppia in ogni allenamento con lui. Anche adesso provo a fare sempre i suoi movimenti che sono talmente particolari che qui alle volte i miei compagni non mi capiscono».

Ma un domani immagina di tornare al Napoli in quel ruolo? «Assolutamente sì anche perché Sarri ama giocare con gli esterni invertiti ed essendo io mancino sarei perfetto per giocare a destra».

Con Lorenzo sulla fascia opposta… «Eh magari. Il mio sogno è quello di giocare un giorno titolare con mio fratello».

Non solo, con suo fratello anche capitano di questo Napoli? «Dipende dalla società».

In che senso? «Di sicuro Lorenzo è pronto per rinnovare e vuole diventare una bandiera del Napoli».

Il suo rapporto con Lorenzo? «Il classico tra due fratelli che si adorano. Zero gelosie e grande complicità. Mi faccio sempre dare molti consigli da lui».

Vi siete sentiti dopo il suo gol al Milan? «In realtà ci eravamo sentiti poco prima della partita di San Siro. Lui mi aveva fatto i complimenti per l’esordio col Latina e io ho fatto a lui l’in bocca al lupo per la sera».

In questi sei mesi c’è stato un momento nel quale ha sperato di entrare in campo? «Contro l’Inter, sul 3-0».

Ma non crede che forse il Napoli punti troppo poco sui giovani del suo vivaio? «Napoli è una piazza unica: per un giovane è più facile giocare all’Atalanta o al Sassuolo perché a Napoli i tifosi pretendono molto. Quindi capisco se l’allenatore magari preferisca tenere fuori un ragazzo giovane».

Però Diawara è un ’97… «Sì, ma stiamo parlando di un fenomeno vero. In campo quando lo vedi giocare sembra molto più grande».

Lei adesso ha scelto di ripartire da Latina. «Sono stato subito in sintonia con l’allenatore e con la nuova società. Vivarini fa giocare bene e crede nei giovani. E per fortuna ho trovato un gruppo eccezionale».

Pronti via, ha scelto la maglia numero 9. «Era libera e non ho avuto problemi a farmela dare».

A Napoli, invece, la evitano tutti. «È certamente una maglia pesante perché l’ha portata Higuain. Molti la evitano magari per scaramanzia».

Anche Milik? «Ci aspettavamo la prendesse lui, ma poi ha scelto la 99. Il giorno dopo gli ho chiesto il perché e mi ha detto che era un suo numero e che Higuain non c’entrava nulla».

Come ha vissuto questi sei mesi senza giocare? «Bene perché ho sempre avuto la fiducia da parte di Sarri e del direttore Giuntoli. In realtà è stato proprio l’allenatore a non volermi far andare via in estate e so che avrebbero voluto tenermi anche in questa sessione di mercato, ma era giusto che andassi a giocare con continuità».

A proposito, di allenamento chi la faceva soffrire di più in marcatura? «Sicuramente Chiriches. Se stai spalle alla porta non ti fa girare mai».

Lei che l’ha vissuto dall’interno, dove pensa che può arrivare il Napoli in questa stagione? «Se continua così può fare bene su tutti i fronti perché giocano un calcio bellissimo, quindi ora come ora è impossibile fare previsioni».

Dal campionato alla Champions. Quando dall’urna è uscito il Real Madrid che reazioni ci sono state? «Grande entusiasmo. Tutti nello spogliatoio lo volevano: a partire da Reina, Albiol e Callejon e non tanto perché sono ex ma perché volevano mettersi a confronto con una squadra fortissima».

Quindi nessuna paura? «Per me ora il Napoli è la squadra più forte d’Italia, nessuno gioca come loro».

La Redazione

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