Il Mattino – Renzo Ulivieri: “Sarri? Chi parte dalla gavetta…”

Il presidente degli allenatori: "In serie B sto notando dei nuovi Sarri"

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«La gavetta fa sempre bene, ma è anche questione di opportunità e di cultura sportiva». Per Renzo Ulivieri, presidente dell’Aiac (Associazione italiana allenatori calcio), intervistato questa mattina da “il Mattino, non c’è solo la cecità o l’assenza di meritocrazia tra le ragioni dell’affermazione tardiva di Sarri. Il tecnico del Napoli ha conosciuto la serie A solamente a 57 anni… «Eppure pensavo di essere stato io il primatista, essendo arrivato in A dopo 15 anni di carriera e dopo aver allenato in tutte le categorie come Maurizio. Chi non ha un passato importante come calciatore parte da un punto più basso, ma quanti grandi ex campioni hanno iniziato allenando in A e poi sono spariti?». Sarri ha dovuto tuttavia faticare più del dovuto, viste le qualità «Sì, ma non la trovo una cosa solo negativa. Il lungo tirocinio è positivo, perché un allenatore ne esce più fortificato, regge alle intemperie. Chi, come Sarri, ha fatto un percorso lungo, si ritrova con un’esperienza impagabile. Nella storia di ogni allenatore ci sono anche gli esoneri che sono insuccessi personali. Chi ha la capacità di rialzarsi, di non perdere sicurezze, di reggere, navigando in mari tempestosi senza naufragare, riesce ad emergere. Anche questa è una selezione naturale».

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Come si può, in ogni caso, evitare che grandi allenatori come Sarri scongiurino l’anonimato? «Dipende anche dalla fortuna di trovare presidenti e club dove si può lavorare. Empoli per lui, ma anche per me, Spalletti o Baldini, è così. Sarri ha avuto difficoltà a imporre la sua idea di calcio, ha vissuto delusioni ed esoneri, è stato bravo a resistere. È chiaro che bisogna trovare anche i calciatori adatti al suo tipo di gioco».

Il Napoli, in questo senso, è stato perfetto? «Sì, perché il Napoli ha ormai una stabilità nella filosofia di gioco: è evidente che è una squadra con l’impronta delle idee di Maurizio».

Da presidente dell’Aiac, tuttavia, non chiede ai presidenti di avere maggiore pazienza con gli allenatori? «Questo sempre e sono felice di constatare che quest’anno c’è stata una certa inversione di tendenza. Non è facile garantire il proscenio migliore ai tecnici più bravi, le squadre importanti in serie A sono poche e le occasioni per tutti non ci sono».

L’Italia ha la migliore scuola di allenatori, si può fare uno scatto ulteriore in avanti? «Si sta già facendo, perché non solo il Napoli ma anche Milan, Fiorentina, Roma o la stessa Juventus e a tratti la Lazio propongono un calcio moderno e di qualità. Si è riscoperto il fraseggio, si va a segno anche dopo 15-20 passaggi, nel caso del Napoli anche dopo 30, e questa nuova tendenza aiuta certi allenatori ad emergere».

Ha già individuato i nuovi Sarri, ovvero tecnici non più giovani che possono affermarsi nel grande calcio? «Penso a Semplici, a Venturato, a Vivarini o Boscaglia, ma anche a Indiani e a Braglia in Lega Pro. Lo stesso Calzona, il vice di Sarri al Napoli, sa molto di calcio, e l’allievo di Maurizio ad Empoli, Martusciello, è molto bravo».

La Redazione

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