«Una volta vincemmo a San Siro 1-0, gol mio su rigore. In porta c’era Albertosi: questo lo ricordo, il resto no. Sicuri che sia il mio compleanno?». Compie settan’anni domani mister due miliardi, il signor Giuseppe Savoldi. «Non dimenticherò mai Napoli: rappresenta il momento più importante della mia vita. Peccato non aver vinto lo scudetto e non aver giocato partite come quella con il Real Madrid».
Un ricordo bello: «Mi viene sempre in mente l’impatto con il San Paolo».
Cinque ottobre 1975 «La prima in azzurro con il Como: ero talmente emozionato e teso, che quando tirai il rigore, cosa per me facilissima, lo sbagliai. Per fortuna l’arbitro fu così cortese da farlo ripetere e sul bis feci gol».
Il suo acquisto fece scalpore e scandalo: «Una vagonata di soldi: fui comprato per competere con la Juve per lo scudetto, per il salto di qualità, e la cosa mi colpì tanto. In quei giorni nacque anche mio figlio Gianluca: ecco perché dico che il periodo di Napoli è stato il più importante della mia vita».
Titoli, però, pochi: «Nella mia vita rifarei tutto, sono felice, ma l’unico rimpianto è non aver vinto lo scudetto a Napoli. Non aver giocato la Coppa dei Campioni, cosa che m’ha penalizzato anche in Nazionale: se potessi, scenderei in campo anche io con il Real. Di corsa».
Il suo rapporto con il calcio vive di luci e ombre: «Quando ho smesso ho accusato molto il colpo: è stato forse il momento più brutto della mia vita. Però guardo tante partite».
Com’è il Napoli oggi? «Gran bella squadra, ma per strappare lo scudetto alla Juve bisogna investire di più. Magari prendere altri Koulibaly: ogni tanto eccede in sicurezza e sbaglia, però m’impressiona. E poi mi piace Milik: ha un fisico diverso dal mio, ma forse è quello che mi assomiglia di più».
Chi è l’erede di Savoldi? «Dico Belotti. Che tra l’altro, guarda caso, è un bergamasco di Gorlago come me».
E Maradona? «Il re di Napoli: è stato bello vederlo in mezzo alla squadra. Spero per la gente che la collaborazione con il club vada avanti».