Caso Reina – Ecco perché il portiere azzurro non rischia la prova TV
Minuto sessantuno di Napoli-Sampdoria: il difensore doriano Matias Silvestre, già ammonito sette minuti prima, corre verso Pepe Reina, che sta rilanciando velocemente il pallone dopo una parata. Il portiere spagnolo, nel rinvio, cade come se disturbato: l’arbitro Marco Di Bello, che sta già guardando la traiettoria del pallone si volta indietro (richiamato dal guardalinee? dal giudice di area?) ed estrae il secondo giallo a Silvestre, che di conseguenza viene espulso.
Sfatiamo innanzitutto un mito: “la prova TV non può essere utilizzata perché l’arbitro ha visto, giudicato e sanzionato l’episodio”. E’ vero, ma fino ad un certo punto.
Secondo l’articolo 35 del Codice di Giustizia Sportiva, «il comma 1.3) dell’art.35 del C.G.S. ha stabilito che nelle gare della L.N.P., limitatamente ai fatti di condotta violenta o gravemente antisportiva o concernenti l’uso di espressioni blasfeme, non visti dall’arbitro, che di conseguenza non ha potuto prendere decisioni al riguardo, il Procuratore Federale fa pervenire al Giudice Sportivo Nazionale riservata segnalazione entro le ore 16,00 del giorno feriale successivo a quello della gara».
Secondo questo comma, il Napoli e Reina potrebbero dormire sonni tranquilli proprio perché Di Bello ha visto tutto. Ma se facciamo un piccolo passo indietro vediamo un caso anomalo che ci porta a riflettere sulla norma in questione.
E’ l’ultimo derby Roma-Lazio, e il centrocampista giallorosso Kevin Strootman, dopo il gol dell’1-0, “provoca” Cataldi (che si stava riscaldando), che lo tira da dietro per la maglietta all’altezza del collo; Strootman cade a terra e si rialza immediatamente. L’arbitro, aiutato dal quarto uomo, espelle Cataldi e ammonisce Strootman. Quindi vede, giudica e sanziona. Nonostante questo, arriva la squalifica da parte del Giudice Sportivo (poi annullata in ricorso), con queste motivazioni: “Le immagini televisive consentono di apprezzare, oltre ogni ragionevole dubbio, che la caduta di Strootman in seguito alla trattenuta è frutto di evidente simulazione da parte del medesimo calciatore”. E in particolare: “La fattispecie in questione, la cui rilevanza in termini disciplinari ha determinato il provvedimento di espulsione del calciatore Cataldi, appare caratterizzata da un rapporto di causa/effetto tra trattenuta della maglia da parte del calciatore Cataldi e caduta in terra del calciatore Strootman, come risulta chiaramente dal rapporto del Direttore di gara”.
Sono due casi solamente in apparenza molto simili: è vero che ad entrambi viene accusata la simulazione, ed è vero che in entrambi i casi c’è un rapporto di causa-effetto tra il fallo (presunto) e la caduta a terra.
Ma c’è una differenza sostanziale: sempre nell’articolo 35 il Codice di Giustizia Sportiva definisce “condotte gravemente antisportive l’evidente simulazione da cui scaturisce l’assegnazione del calcio di rigore a favore e l’evidente simulazione che determina l’espulsione diretta del calciatore avversario”.
In particolare, il secondo caso sarebbe quello del caso Reina-Silvestre: peccato che non ci sia stata espulsione diretta, bensì ammonizione.
In conclusione, al di là della decisione di fischiare fallo (ricordiamo che un giocatore non può in nessun modo disturbare il rilancio del portiere), al di là della decisione di ammonire Silvestre (francamente opinabile), non esiste alcuna norma che preveda l’utilizzo della prova TV per Reina, in quanto la sua eventuale simulazione non provoca espulsione diretta.
A cura di Marco Prestisimone