Mertens, il miglior giocatore del Belgio, non teme il Real e: “Non ho mai pensato di andar via, mai”

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E le altre pretendenti per lo scudetto? «La Roma sta facendo molto bene. Noi stiamo facendo la Champions e abbiamo, per questo, perso per strada dei punti importanti. Lo scorso anno è successo al contrario: era la Roma a fare la Champions e noi l’Europa League. Certe gare europee si pagano poi in campionato».

Le dà fastidio quando si parla della Juve come unica squadra con una mentalità vincente? «Sì. Molto. È vero, quando vinci le cose sono più facili ma anche la nostra mentalità calcistica, sempre propositiva, dà il senso di una squadra che pensa solo a vincere».

Le piace far parte di una squadra che, a parere di tanti, gioca il più bel calcio d’Italia? «Io sono incantato dal calcio di Sarri: è un calcio dove vai avanti, quando hai la palla tra i piedi sai sempre quello che devi fare, ovvero attaccare, andare al cross, cercare di fare gol».

Arriva Pavoletti, sta per rientrare Milik: quale sarà la sua collocazione adesso? «Voglio rimanere ancora lì, mi piacerebbe giocare ancora al centro dell’attacco. Ma mi va bene anche tornare a sinistra. Ma è una scelta del mister, non mia».

Tra un mese affrontate il Real, Cristiano Ronaldo e il resto dei Galacticos. «Siamo diventati una grande squadra e il fatto di giocare un ottavo di Champions lo dimostra: non abbiamo paura di loro».

È stato eletto come il miglior giocatore del Belgio... «Una bella soddisfazione, anche lì abbiamo tanti campioni, essere il più forte nel mio Paese è la consacrazione di un lungo percorso. Ma ripeto: il calcio non si gioca da soli».

Nei tre anni napoletani, quale è stato il momento più bello? «Tanti, ma il primo che mi viene in mente è quando qui ho firmato. Era con me tutta la mia famiglia e subito dopo mi sono sentito come a casa, con i bimbi dei mie fratelli a far festa. Ho subito amato questa città e questa gente meravigliosa».

Sia sincero: ha mai pensato di andarsene, magari quando giocava poco per l’alternanza con Insigne? «Mai. Questo dualismo è stata solo un’invenzione dei giornali: basterebbe vivere lo spogliatoio per capire il clima che c’è tra tutti noi».

E ci spieghi lei: che spogliatoio è quello azzurro? «Il nostro punto di forza. Siamo in tanti, tanti amici che amano passare anche il tempo libero assieme, magari a cena oppure organizzando qualche festa».

Quanto è stato importante Sarri per la sua crescita? «Fondamentale. Le sue idee di calcio sono molto affascinanti: è unico il modo con cui lui parla di calcio, come lo vive.Le sue lezioni sono importanti per adesso, ma anche per dopo. Perché le sue idee di calcio, sono le mie».

L’anno scorso la grande delusione è stato l’Europeo con il Belgio? «Sì, i motivi del flop sono tanti. Per vincere, anche con le nazionali, devi avere esperienza. E noi siamo un gruppo che prima aveva fatto un solo Mondiale. Giocare nei grandi club d’Europa ci aiuterà in futuro».

 

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