29 anni fa non bastò Maradona contro il Real. Oggi, comunque vada, sarà un successo
L’ appuntamento è fissato per il 7 marzo 2017. Comunque vada, sarà un successo per il Napoli, per Napoli, per il calcio italiano che la squadra di Sarri onorerà misurandosi con i campioni d’Europa (prima di Natale presumibilmente anche campioni del mondo), venti giorni dopo la gara d’andata al Bernabeu. Le cronache della prima e ultima volta con i Blancos a Fuorigrotta, addì 30 settembre 1987, raccontano di 83.287 paganti, 4 miliardi 248 milioni 860 mila lire d’incasso, centomila presenti stimati: all’epoca, non c’erano i seggiolini e quella sera, nello stadio, non entrava più nemmeno uno spillo. Un tempo lungo e intenso ci separa dall’Evento, eppure. Eppure, la sfida con il Real sta già scatenando un entusiasmo incredibile sotto il Vesuvio, a giudicare dall’esodo che si annuncia verso la Spagna il 15 febbraio, per non dire della polverizzazione dei biglietti che scatterà non appena apriranno i botteghini per il 7 marzo. Quando, come ospite d’onore al San Paolo, sarebbe fantastico se, accanto ad Aurelio De Laurentiis, in tribuna sedesse Diego Armando Maradona.
Ventinove anni fa, il Capitano non bastò né all’andata né al ritorno ad un Napoli che uscì a testa alta dalla Coppa dei Campioni, terribilmente sfortunato al Bernabeu (Michel e autogol di De Napoli); illuso da Francini e castigato da Butragueño in casa. Dove, la prossima volta, la sola presenza di Diego galvanizzerebbe ancora di più una tifoseria riaccesa nella sua passione dalla riscossa di Sarri. Nell’ultimo mese, egli ha tramortito i gufi, ha zittito le cassandre, ha fulminato i voltagabbana. Quelli con la puzza sotto il naso che il sabato lo deridono per la sua tuta e il martedì s’inchinano perché sale dall’Antella al Bernabeu. Sempre in tuta. Grama è la vita dei frustrati, agra la loro condizione di invidiosi. Schiattano all’idea che, fra i migliori alleati del signore nato a Bagnoli, ci sia Maradona. E allora, quale occasione migliore del Real per invitare Diego nello stadio che virtualmente porta già il suo nome poiché altri non potrebbe averne, né ora né mai?
Nell’87 – ha ricordato ieri Salvatore Bagni sul Corriere dello Sport-Stadio – «il Real provò ad intimorirci: ogni trenta secondi qualcuno bussava forte alla porta del nostro spogliatoio. Venite fuori, urlavano. E, quando uscimmo, nel corridoio del Bernabeu che porta al campo, con loro ci fu un ruvido scambio di sguardi feroci, più di una parolaccia e ci furono anche spintoni». Nel 2017, a Napoli, non ci sarà bisogno di queste lepidezze. Ogni giocatore, ogni allenatore desidera misurarsi con Cristiano Ronaldo, con Zidane e con gli altri della Casa Blanca che non perdono da 35 partite, che segnano 3 gol a gara e che quest’anno, soltanto quattro volte non hanno subito una rete. Non esistono squadre invincibili. Napoli-Real, per i napoletani sarà la partita di questo secolo. Pensate quindi, per i tifosi partenopei, quale emozione nell’emozione sarebbe vedere Diego vicino a De Laurentiis, l’uomo che aveva trovato soltanto macerie, che ha riportato il Napoli all’onor del mondo e, prima o poi, troverà il modo perché la strada dell’argentino lo riconduca in seno alla società di cui è simbolo, testimonial, mito. Da sette anni di fila, il Napoli compete nei tornei continentali, Champions o Europa League, ma è in questa fine 2016 che ha fatto il salto di qualità, tagliando il traguardo degli ottavi nella competizione più prestigiosa, più ricca, più ambita del mondo. Degna del Numero Uno. Cioè, del Numero Dieci.
Fonte Corriere dello Sport