10 maggio 1987: è pelle d’oca, sono graffi nella carne, uomini che divennero leggende, con la Ma. Gi. Ca. (a quei tempi, Maradona, Giordano e Carnevale) che ribaltano non le previsioni ma il vissuto calcistico del Paese. E’ la ribellione (nel football) del Sud, è il Potere costituito (attraverso i successi a catena) che viene sovvertito, è il Napoli che strapazza chiunque, compresa Madame, va a vincere persino in casa sua e poi fa festa. 10 maggio 1987: è sempre tenero, per Bruno Giordano, perdersi in quei ricordi, lasciarsi accarezzare dalle immagini che scorrono lievi e che servono per deliziarsi. «Quella fu un’epoca: e resta. Ma questa è diversa ed offre egualmente dei parametri incoraggianti: ha ragione Hamsik a crederci, perché è la Juventus stessa a suggerirci che niente è impossibile. Ha messo in fila cinque scudetti e l’ultimo, incredibile ma vero, l’ha conquistato dopo una delle partenze più agghiaccianti che si ricordi. Sembrava finita già dopo un terzo di campionato, invece nacque poi in quel momento la rimonta». C’è un crepaccio che separa la realtà dalla fantasia, ma c’è (quasi) un anno dinnanzi a sé: sette mesi, per la precisione, in cui intrufolarsi il Napoli nella sua versione più diabolica, quella che Salvatore Bagni, «guerriero» per l’eternità, va scovare raschiando il fondo dell’orgoglio: «E’ una squadra di qualità ed è inutile nascondere che la Juventus ne ha egualmente, forse anche di più. Però le variabili sono tante, c’è la Champions, ci sono la fasi in cui pure i grandi campioni possono essere meno ispirati. Al Napoli manca una cosa: la fortuna che non ha avuto di recente; e poi un po’ di rabbia, quella che in città si chiama cazzimma. Però sto con Hamsik….».
Fonte: Corriere della Sera