Il Mattino – Quando cala il sipario, il San Paolo è ai piedi del folletto belga
Quattro gol, due dei quali ad opera sua, e non è presa a caso la parola “opera”, perchè specie il primo gol è stato una vera opera d’arte, hanno spinto il Napoli in alto nella classifica del girone di Champions, è lui, Dries Mertens. Il folletto belga ha giocato in un crescendo, fino ad esplodere nel secondo tempo con una doppietta. Oggi Il Mattino dedica ampio spazio alla prestazione dell’attaccante napoletano: “È anche merito suo se per la prima volta nella storia il Napoli ne fa quattro in un match di Champions. Quando cala il sipario su Dries Mertens, il San Paolo è ai piedi del folletto belga. Gli si era inchinato già qualche minuto prima al momento di timbrare per la seconda volta il cartellino personale.Ma che partita ha fatto nel secondo tempo? Imprendibile, inesauribile, imprevedibile. «È una serata magica che porterò sempre nel mio cuore»: eccolo Dries lasciare il ventre del San Paolo, sorriso a 32 denti, pacche sulle spalle da tutti e per tutti. Lui e Hamsik straordinari, in quei dieci minuti di inizio secondo tempo hanno stravolto la sfida. «Era il momento di accelerare e nessuno si è tirato indietro: sì, abbiamo fatto una gran cosa. È un periodo in cui riusciamo ad esprimerci alla grande. Peccato per quei due gol balordi nel finale». Niente lasciava immaginare che il ciclone Mertens si abbattesse sul povero Benfica. Chi vede e giudica soltanto per i gol, era arrivato perplesso all’intervallo. Poche giocate delle sue, scarsi gli affondi, mal riusciti i dribbling ma la verità è che il sacrificio enorme il belga lo ha fatto in chiave tattica. Praticamente tirando fuori il dirimpettaio che stava in zona e lasciando sfogare Ghoulam sulla sinistra, un martello su quell’out per tutti i 45’. Sembrava che l’attaccante coprisse le spalle al difensore. Quando poi la diagonale s’è riproposta sullo stesso binario, appena iniziata la ripresa, Dries s’è ripreso la posizione costringendo il marcatore a restare basso, dopo due dribbling alla sua maniera. S’è capito che aveva cambiato marcia. Lui stesso lo ha urlato ai 42mila del San Paolo al sesto giro di lancetta del secondo tempo. Un capolavoro, una pennellata. La posizione ideale, la mattonella preferita, la punizione che vorrebbe sempre tirare. Ha sistemato con cura il pallone sul ciuffo d’erba liscio, facendo un eloquente gesto con la mano a Ghoulam, anch’egli pronto a sparare. Tipo: fatti in là, stai tranquillo che tiro io. Gliel’ha ribadito in un orecchio. Quattro passi all’indietro e parte la fucilata. Due fattori hanno contribuito al successo: l’improvviso abbassarsi della sfera e il colpevole tentennamento di Julio Cesar, il portiere che Rui Vitoria aveva preferito puntando sull’esperienza. Tiro non angolatissimo ma va bene così. Delirio, emozione, spettacolo. Dopo sette minuti ecco il bis. Prima di classe, poi di rapina. Ancora una volta gli da una mano il numero uno del Benfica con la sua uscita incerta”.
Foto Italo e Alessandro Cuomo (SSCN)