Gabbiadini, gol con esultanza e pugno in alto
Si è tolto tutto con quel sinistro di fuoco. Inseguiva questa rete dal 16 aprile, quando fece una doppietta al Bologna, prima di tornare nell’oblio in cui lo aveva condannato quel cannibale di Higuain. Solo che prima c’era il Pipita, e va bene, a cui portare la borraccia, ma adesso di fare il gregario pure a Milik non è cosa che si può digerire senza lottare. «Ci sono dei momenti sì e dei momenti no nella vita di ognuno di noi. Io non mi sono mai sentito sotto esame, quello che succede nello spogliatoio lo sappiamo solo noi. Ma è chiaro che sono contento per aver segnato». E lo si capisce da tante cose, da tanti gesti quanto fosse importante per l’uomo senza sorriso questo gol: per esempio dall’urlo che somiglia a un ruggito, dopo la rete con cui ha sbloccato la complicata gara con il Chievo. Per segnare la sua prima rete stagionale, Manolo è costretto ad attendere ben sei gare ufficiali, non proprio poche se si tiene conto che nella gioiosa macchina da gol di Sarri, era uno dei pochi ad andare a scartamento ridotto. Era il più atteso da Sarri: lo aspettava. E lui è tornato. «Non avvertivo il peso di dover segnare a ogni costo, ma so bene che da quelli che giocano nel mio ruolo tutti si attendono i gol. Non ci sono gerarchie, sappiamo noi quello che c’è o non c’è. Dobbiamo continuare per questa strada: è la cosa più importante ».
Fonte: Il Mattino