Rio 2016 – Boxe: Irma testa a 19 anni vince la sua prima gara olimpica

Irma la «tosta» vince al debutto «Finalmente ho rotto il ghiaccio»

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Buona la prima. A diciott’anni Irma Testa ha celebrato il debutto olimpico (categoria 57-60 chili) battendo per 2-1 l’australiana Shelley Marie Watts. Successo non schiacciante. «Ma va bene così, era importante rompere il ghiaccio», ha detto la campionessa di Torre Annunziata, che ha voluto all’angolo anche il tecnico della formazione maschile, Lello Bergamasco, suo concittadino. «Non potevo dirle di no. È stata brava a superare l’emozione della prima ripresa in un match olimpico, il rodaggio è riuscito. Con la prossima avversaria, la francese campionessa del mondo Estelle Mossey, andrà sicuramente meglio», il parere dell’allenatore. Contratta Irma sul ring, ha preso fiducia con il passare dei minuti. Mai in difficoltà nelle quattro riprese, comunque. Dagli spalti le sue quattro tifose personali: la sorella Lucia, che l’ha avviata al pugilato presso la scuola della Boxe Vesuviana dei maestri Lucio e Biagio Zurlo, e le amiche Milena, Annalisa e Simona, con tanto di tricolore. «Irma Irma», un coro incessante per tutto il match. «Mi hanno dato una bella carica». Come, a distanza, i genitori e i tifosi di Torre Annunziata. «Non temevo il verdetto, ero sicura di me». Irma torna sul ring lunedì 15, quarto di finale olimpico contro la Mossey: è già in gioco la medaglia. «Più forte della prima avversaria, però starò meglio. E poi l’ho già battuta. Come trascorrerò la vigilia? Tranquillamente, preparerò il match nella stessa maniera di quello appena concluso. La tensione comincerò a sentirla dieci minuti prima». Testa e Guido Vianello, il romano che debutta oggi contro il cubano Eurice Leinier Pero (+91 kg), sono gli ultimi superstiti della brigata azzurra. La Farfalla di Torre Annunziata difende con forza i compagni: «Siamo stati sfortunati: Mangiacapre ha superato il turno ma è stato costretto a lasciare Rio per infortunio e Russo avrebbe meritato un altro verdetto. A questi ragazzi non si può dire nulla». E stringe in un abbraccio Vianello, per cui farà il tifo oggi. Tesserato presso il Corpo Forestale, Guido ha posato per il calendario 2015 del suo corpo sportivo. Nella foto, quella di settembre, in cui prende a pugni sacchi di immondizia: un messaggio sulla Terra dei fuochi, perché le palestre dirette dal generale Sergio Costa sono a Marcianise e Castel Volturno. Enzo Brillantino, cognome importante della boxe italiana, è il tecnico della sezione che festeggia stasera l’esordio del romano. A 22 anni raccoglie un’eredità pesante perché Roberto Cammarelle ha vinto l’oro 2008 e l’argento 2012. «Non sono una medaglia sicura, ma non temo nessuno e sogno l’oro», molto determinato Vianello, che ha staccato il biglietto per Rio nell’ultimo appuntamento, ai campionati mondiali di Baku. «Prima del match decisivo guardai negli occhi l’avversario: non gli avrei mai permesso di battermi». Stasera farà lo stesso con Pero. Vianello, gigante di 198 centimetri per 102 chili non è arrivato direttamente al pugilato. La sua famiglia gestisce un importante centro tennistico a Roma, in via dell’Accademia Peloritana. Anche lui aveva cominciato con lo sport di casa, però quattordici anni decise di lasciare perdere. «Ero alto già 193 centimetri, rompevo le racchette perché non riuscivo a liberare la mia energia. Dovevo fare altro». La folgorazione fu quella palestra della Montagnola, la Team Boxe Roma XI, diretta da Luigi Ascani e Italo Mattioli. Fonte: Il Mattino

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