Atto d’ amore di Hamsik, contratto fino al 2021
Hamisk, la gioia dopo un gol: è lui il capitano del Napoli
E’ il tempo ch’è volato via, così, tutto d’un fiato: e la cresta al vento è il simbolo d’un bambino che si va nascondendo in quel «vecchietto». Dieci anni di Napoli e non sentirli affatto, portandosi appresso, sin sopra al palco della piazza di Dimaro, lo striscione che vale come il testimonial d’una scelta di vita («grazie a Dio sono napoletano») e non la ruffiana mossa per accattivar le simpatie. I fatti vanno ben oltre le opinioni e Marek Hamsik è la bandiera, l’uomo che un bel giorno, atterrato a Capodichino, ha piantato le tende a Castel Volturno, comprando casa, partecipando alla ricostruzione d’un campetto, vivendo immerso – ma completamente – tra la «sua» gente. «Io qua sto bene e sono felice, come la mia famiglia». Luglio del 2007, sembra ieri: però il fanciullo è cresciuto, è diventato il capitano, va per la «decima» con la maglia del Napoli e sull’ennesimo contratto della propria carriera – prossimo al rinnovo – sta mettendo persino la data di scadenza. «Napoli per sempre». Sarà fino al 2021 e dunque sarà questa la sua dimensione naturale: sarà una (gran) bella storia, che finirà per stridere con quelle che si raccontano in questi giorni, ma che rappresenterà testimonianza d’una «diversità».
L’UOMO DEI RECORD
Hamsik è il Napoli, con le sue 319 presenze in campionato (il primato è di Juliano, con 394), con le 403 partite complessive (e il record è di Bruscolotti che sta a 511), con gli ottantuno gol in campionato – come quelli di Diego – che diventano novantotto coppe comprese, e lasciano una forbice di «appena» diciassette reti da Sua Maestà Maradona. Hamsik è un sì dietro l’altra, a volte versato su un fazzoletto, altre con la stretta di mano; ma è soprattutto vari no: al Milan di Allegri, per cominciare; al Manchester United, come svelò suo cognato Gargano; alla Juventus di Allegri, come confessato un’estate fa. Hamsik è l’inizio di un progetto ed anche la sua evoluzione; dal debutto in serie A – il suo, quello del Napoli di De Laurentiis – ai successi, alla coppa Italia vinta a Roma con la Juventus, poi il bis dell’Olimpico con la Fiorentina, prima di prendersi la Supercoppa a Doha.
E ADESSO
C’è una striscia ormai decennale, c’è una fusione ambientale, c’è un desiderio di continuare ad oltranza, fino a quando il pallone non smetterà di rotolare, che Hamsik ha avuto modo di avvertire in sé: «Se fosse possibile, io chiuderò qui la mia carriera». E’ scivolata via la giovinezza, ed ora si viaggia verso in trenta: che rappresentano uno spartiacque – anagrafico – e fa niente se bisognerà cominciare a lasciarsi alle spalle la beata spensieratezza: Napoli, per Hamsik, è il posto incantato, l’oasi in, un panorama meraviglioso dal quale non staccarsi e la colonna sonora che gli è sempre piaciuto tanto, che gli mancava, che inseguiva, che ha raggiunto, che ha sempre sognato (ammettendolo): «Quanta è bella quella musichetta».
Fonte: CdS