Il Mattino – De Laurentiis, un’entrata dura su Koulibaly: “Pagherà i danni di immagine”, un messaggio ironico a Zielinski”
Un suggerimento al sindaco di Napoli che verrà e un’accusa a chi governa il calcio. De Laurentiis racconta il Napoli e se stesso ai bordi della piscina del Regina Isabella, il suo rifugio a Lacco Ameno. Una salutare centifruga e si comincia.
Presidente, qual è stata la sua reazione all’intervista di Koulibaly? Chiede un aumento di stipendio, ritiene molto probabile la sua cessione.«Koulibaly ha cercato di scusarsi con i tifosi, ma questo è ciò che fanno tutti quando capiscono di avere sbagliato. Ha creato danni di immagine: non a noi, ma a se stesso. Non ci sarà soltanto una multa, prevista per il dipendente: il giocatore ha vari contratti per diritti di immagine che ha disatteso. Noi stavamo facendo una serie di contratti per la sua immagine con alcune aziende, ma venerdì mi hanno chiamato per dirmi che non vogliono firmare. Adesso l’ufficio legale chiederà svariati milioni di danni al signor Koulibaly per inadempienza. I nostri contratti sono estesi e comprendono tutto. Koulibaly non è un bambino, ma un uomo di 24 anni: non ha scusanti. Aggiungo che era stato massacrato alla fine della scorsa stagione, con Benitez allenatore, per gli innumerevoli errori in campo. Grazie alla capacità di insegnamento di Sarri, questo calciatore ha trovato il suo riscatto e la sua affermazione. È questo il rispetto che ha della società, dell’allenatore, dei tifosi?».
Koulibaly andrà via?«Koulibaly è del Napoli: ha altri tre anni di contratto».
Ma cosa pensa dei procuratori che sollecitano aumenti di stipendio a dispetto di contratti vigenti?«Ci sono molti procuratori che sono veri professionisti e lavorano per una corretta relazione tra le società e i calciatori da loro rappresentati e ci sono procuratori privi di cultura giuridica, etica e morale, pronti a qualsiasi compromesso per il dio denaro. Noi cerchiamo di spiegare ai ragazzi che il denaro è un mezzo e non un fine, dato che anche minimi stipendi sono superiori a quelli di importanti manager. Non sempre vengono recepiti questi discorsi, ad esempio se a soffiare sul fuoco c’è la benzina di qualche procuratore».
Preso Tonelli, quali saranno i prossimi colpi del Napoli?«Stiamo facendo grandi sforzi nonostante le perdite di bilancio degli ultimi due anni, che riusciremo a compensare grazie alle riserve, e la previsione per il prossimo campionato in cui, nonostante la partecipazione alla Champions League, potremmo andare sotto di 10 milioni. Abbiamo concluso con Pozzo, presidente dell’Udinese, per Zielinski ma lui preferisce il Liverpool al Napoli. Evidentemente non è stato mai a Napoli, non la conosce, o forse è innamorato dei Beatles…».
Il Napoli mollerà Zielinski?«È il giocatore che molla. Se non vuole venire, non viene. Noi e l’Udinese possiamo fare tutti gli sforzi possibili per assicurarlo al Napoli. Se fossi in Zielinski verrei di corsa. Lo sbaglio, dico spesso ai miei collaboratori, è non attingere dal Sudamerica: i nordici temono probabilmente il calore di Napoli e non sanno cosa si perdono».
Herrera è un latino.«Latinissimo. Lo seguiamo, lo vorremmo avere con noi. Ci stiamo muovendo non soltanto su di lui. Ma si muovono tutti i club, in particolare quelli inglesi, e con loro, se interessa soltanto il dio denaro, non c’è lotta. Ma io dico, a proposito di Zielinski, non ti interessa giocare la Champions e lavorare nuovamente con un maestro come grazie alle riserve, e la previsione per il prossimo campionato in cui, nonostante la partecipazione alla Champions League, potremmo andare sotto di 10 milioni. Abbiamo concluso con Pozzo, presidente dell’Udinese, per Zielinski ma lui preferisce il Liverpool al Napoli. Evidentemente non è stato mai a Napoli, non la conosce, o forse è innamorato dei Beatles…».
Il Napoli mollerà Zielinski?«È il giocatore che molla. Se non vuole venire, non viene. Noi e l’Udinese possiamo fare tutti gli sforzi possibili per assicurarlo al Napoli. Se fossi in Zielinski verrei di corsa. Lo sbaglio, dico spesso ai miei collaboratori, è non attingere dal Sudamerica: i nordici temono probabilmente il calore di Napoli e non sanno cosa si perdono».
Quanto pesa l’incertezza sulla permanenza di Higuain?«È un gentiluomo, un ragazzo perbene, che ha trovato con Sarri la sua dimensione agonistica che gli permette di dimostrare il proprio valore. Ha una famiglia eccezionale, è innamorato di Napoli e del partenopeismo, la preoccupazione per non giocare la Champions è venuta meno. Certo, ci sono le sirene di club importantissimi, ma bisogna vedere se mettono sul tavolo 94.736.000 euro, il prezzo della suaAustria, Svizzera, Russia ed altri. Poi chi vincesse la Champions si giocherebbe una finalissima con la vincente del campionato delle cinque nazioni. In questo modo ci sarebbe un guadagno di 10 miliardi di euro, 330 milioni a club. L’Uefa ha in cassa un fondo di 1,2 miliardi di euro mai spesi. Cosa se ne fa? Perché non dare 70 milioni al Comune di Napoli per mettere a posto il San Paolo, considerando che siamo stabilmente in Europa?».
Perché non ha portato avanti il progetto di restyling del San Paolo presentato un anno fa?«Perché il Comune lo ha bocciato. Avrei potuto mettere io i soldi per lo stadio in cambio di una concessione per 99 anni: 30 milioni per gli interventi sugli impianti e 40 per creare un parallelepipedo all’esterno in cui creare attività commerciali per generare ulteriori proventi. Il Comune ha deciso di farsi anticipare 25 milioni dall’istituto di Credito sportivo. Tenete presente che i nostri 30 milioni sarebbero stati pari ai 60 del Comune per la mia capacità negoziale. L’assessore allo sport, Borriello, ha detto che i lavori cominceranno in novembre e c’è da augurarsi che l’Uefa ci autorizzi a giocare la Champions al San Paolo perché i seggiolini non sono stati cambiati. Avrebbero potuto perlomeno farsi anticipare 5 milioni dal Credito sportivo per la sostituzione dei seggiolini».
C’è il rischio di non giocare la Champions a Napoli?«Noi ci siamo cautelati presentando una richiesta per giocare a Palermo. Il Comune ci ha chiesto recentemente di versare un vecchio debito di 600mila euro: ricordo che il debito dell’amministrazione comunale verso il Napoli è di 5 milioni, ancora aspettiamo i soldi dei tornelli installati nove anni fa. Quanto tempo ci metteranno a restituire quei 25 milioni? De Magistris è una persona perbene ma se restasse alla guida della città per i prossimi cinque anni dovrebbe indossare non solo gli abiti del politico, ma anche e soprattutto quelli del manager, altrimenti la città ne risente».
Sarri ha detto che il movimento del calcio italiano è da Lega Pro.«Ha ragione. Dovrebbe esserci una presa di coscienza del nostro ruolo, quello di una grande forza industriale che fattura 3,6 miliardi di sterline in Inghilterra e quasi due miliardi di euro in Italia. Eppure, c’è stato un anno fa un caso clamoroso come quello del Parma, su cui hanno chiuso gli occhi due presidenti federali, Abete e Tavecchio, non assicurando la regolarità del campionato, risultato dopato. E una situazione simile ha rischiato di ripetersi a Verona. Tavecchio, per un gioco di poltrone federali, non spazza via le irregolarità dalla serie C o non interviene sulla non iscrivibilità sull’80 per cento delle società di serie B. Alcuni presidenti hanno interessi condivisi in più leghe e creano illogiche posizioni di instabilità nel calcio italiano. L’Italia è il paese delle sudditanze, delle omertà. Io sono per l’abolizione del governo federale, Renzi e Malagò avrebbero dovuto capire che la legge 91 del 1981, sul regolamento delle società, va cancellata».
Un Napoli spinto dalla sua gente potrà puntare allo scudetto?«Sono sicuro che i napoletani sono migliori di altri cittadini italiani, ma qui mancano una cabina di regia e una presa di coscienza delle reali capacità. Io vengo da una famiglia napoletana in cui, tanti anni fa, c’era una copyline che non condividevo: Ma chi t”o fa ffà?. È un qualcosa che per fortuna non appartiene a tutti i napoletani: le loro capacità sono superiori ad altri. A Napoli soltanto i tifosi sono stati di aiuto, non solo economicamente: mi hanno convinto a non scappare in virtù della loro grande idea di calcio in questa città. Con i loro comportamenti mi convincono, mi esaltano, mi alleviano i dolori: sono uno stimolo per fare sempre di più e meglio».
Lo scudetto?«Noi continuiamo a lottare: giochiamo sempre per vincere. Ma i media hanno poi tutta questa voglia di sostenerci? Ho l’impressione che ci vogliano vedere al secondo posto».Mi permetto di rassicurarla: vorremmo rivedere lo scudetto sulle maglie azzurre. Intanto, sono cominciati gli Europei.«E mi mette paura l’impreparazione ad organizzare una manifestazione come questa. Le preoccupazioni sono aumentate dopo quanto è accaduto a Marsiglia perché sembra che non vi sia nessuno che assuma la responsabilità che richiede un simile evento. Dal punto di vista calcistico, mi piace molto il Belgio di Mertens e ho visto quanta fatica ha fatto la Francia contro la Romania in cui ho visto un buon Chiriches. L’Italia? Non si va molto lontano con il 3-5-2».
Sembra di capire che si riferisca al Liverpool e a Klopp.«E non solo a lui. Ma Higuain cosa fa se non va bene? Uno o due anni e poi si trasferisce in Cina? Lui può compiere lo stesso percorso di Maradona, che è diventato grande a Napoli, non a Barcellona. Non siamo una seconda, una terza, una quarta scelta. Napoli è l’unico teatro che può permettere a un campione come Higuain di essere un eroe eterno. Ed è un teatro che nessuno può mettere in discussione al di là di camorra, monnezza e inquinamento che sono dovunque. Napoli è un plus».
Sarri ha fatto una riflessione sul futuro del Napoli: «Sarà difficile ripetersi».
Lei che ne pensa?«Sarri il prudente».
Ci dà il titolo?«Noi abbiamo sempre, a torto, pensato che Sarri fosse non eccelso nella comunicazione, invece ha dimostrato il contrario. Se semini il percorso di difficoltà, il colpetto diventa colpaccio e il colpaccio è storia. Fa benissimo. E ha ragione a proposito dei fatturati perché ci sono 260 milioni di differenza tra il Napoli e la Juve. Vi sembrano pochi? Noi non possiamo rompere il giocattolo».
E allora cosa bisogna fare?«Destituzionalizzare il calcio, restituendolo al vero mondo delle imprese. In questo modo ci giocheremo qualcosa di importante».
Cosa significa?«Significa che le prime sei squadre dei primi cinque campionati europei (Spagna, Francia, Inghilterra, Germania e Italia) dovrebbero giocare un campionato a trenta. Non giocherebbero sempre le stesse, perché ad esempio quest’anno è toccato al Sassuolo arrivare sesto. Partite da giocare mercoledì e giovedì, quelle di campionato sabato e domenica. Abolirei l’Europa League e la vecchia Champions la lascerei a paesi come Grecia, Portogallo, Belgio, Olanda, Austria, Svizzera, Russia ed altri. Poi chi vincesse la Champions si giocherebbe una finalissima con la vincente del campionato delle cinque nazioni. In questo modo ci sarebbe un guadagno di 10 miliardi di euro, 330 milioni a club. L’Uefa ha in cassa un fondo di 1,2 miliardi di euro mai spesi. Cosa se ne fa? Perché non dare 70 milioni al Comune di Napoli per mettere a posto il San Paolo, considerando che siamo stabilmente in Europa?».
Fonte: Il Mattino