Settore giovanile – Psg: regole rigide: no al berretto e ai cellulari
Giù il cappello per il Psg «È l’Harvard del calcio»
A nche una finale persa può non togliere il sorriso. Almeno al Psg che per anni ha ignorato i campioncini che gli spuntavano ovunque intorno, lasciandosi scappare pezzi pregiati alla Pogba, sperperandone altri alla Anelka. Ma il club di Parigi da quando è passato sotto bandiera del Qatar, nel 2011, si è dato una priorità: scovare il nuovo Messi, magari proprio tra le strade della Ville Lumière. Nel frattempo, a una trentina di chilometri a ovest della capitale, il club campione di Francia coltiva i suoi ragazzi più promettenti arrivati quest’anno in finale di Youth League, persa con il Chelsea (12), ma premiando il nuovo corso voluto dall’emiro di Doha.
NUOVO CORSO -La gara di Nyon è percepibile come una tappa di un cammino decennale intrapreso con l’ambizione di costituire una filosofia di gioco uniforme, dalla prima squadra fino ai tornei estivi per i bambini che sognano di diventare come Ibrahimovic. Nell’ufficio della direzione del centro di formazione c’è in bella mostra un pannello che descrive l’organizzazione generale sotto tre imperativi: «Identità, Cultura, Filosofia di gioco». L’obiettivo è far crescere giocatori che sviluppino non solo una precisa idea di calcio, ma anche un forte attaccamento alla maglia e all’istituzione. Certo, il caso Coman, classe ‘96 passato alla Juve due estati fa a zero euro, è stato un errore indotto da qualche titubanza di troppo nel proporgli il primo contratto da professionista, reso ancora più grave dal fatto che oggi l’esterno del Bayern vale già una trentina di milioni. E l’errore potrebbe ripetersi con Ikone, centrocampista mancino del ‘98 finito pure lui nel taccuino dei bianconeri. Ma l’appetito per i talentini parigini, cinque dei quali campioni d’Europa con la Francia U17, è anche una garanzia della qualità del lavoro svolto nel centro di formazione che gira con un budget di 11 milioni di euro, destinati a salire a 15, e dista solo qualche metro da quello di allenamento della prima squadra. I ragazzi così respirano subito aria di grande calcio. Tutto però con un rigoroso programma formativo che include pure un corso sull’uso appropriato dei social e il richiamo costante alle regole base educative, come indicano i pannelli all’entrata dell’immobile dove si svolgono le lezioni scolastiche e pernottano 33 ragazzi: «Vietati i cellulari e via il cappellino dalla testa».
PROGETTO – Sui cinque campi, a 200 metri, ai 110 ragazzi si insegna un calcio fatto di possesso palla, pressing, movimento collettivo, ispirato al 433 della prima squadra, declinabile nelle sue varie forme. Il tutto sotto lo sguardo attento di Carles Romagosa, neo direttore tecnico della formazione, sbarcato a settembre da Barcellona dove, dopo aver guidato per un paio d’anni l’U19, ha coordinato le accademie del club catalano, insegnando all’Università di Vic e sviluppando un metodo di gioco, battezzato Ekkono, che mette l’accento sui principi acquisiti dal progetto parigino.
HARVARD – A fine stagione, la dirigenza, già alle prese con una spinosa e milionaria vertenza con il capo del centro di formazione sentitosi esautorato da Romagosa, dovrà gestire pure il rinnovo dei tecnici delle giovanili. Resta solo chi è in linea con il nuovo corso e il Monaco è pronto a spalancare le porte a chi se ne andrà. Gli osservatori nel frattempo sono passati da cinque a 20: sette in giro per l’Europa, cinque solo a Parigi. Il Psg sogna in grande, come ricorda il «Dream Bigger», slogan onnipresente nelle strutture del club: «Diventeremo l’Harvard della formazione, con 67 titolari in prima squadra formati in casa. E gli altri troveranno spazio nelle grandi scuderie europee». Nel frattempo va individuato il sito per il nuovo polo tecnico da 280 milioni. L’ultimo, a Grignon, 20 km a est, ha provocato la rivolta degli abitanti del posto che temono di perdere la quiete, per colpa delle star del presente e del futuro. Fonte: Gasport