E’ una notte da non non prendere mai sonno, ma domani è domenica, non si va scuola. «E tanto già lo so che l’anno prossimo gioco di sabato…» canta Benevento: sì, che bello giocare di sabato, perché è di sabato che gioca la B. E’ il coro della domenica: dallo stadio alla centralissima piazza Risorgimento, dove migliaia di tifosi rimasti senza biglietto hanno seguito la partita sul maxischermo e dove poi in serata la squadra è arrivata a bordo di un pullman “cabriolet”. Un coro prima accennato, un “alè ooh” come un bip scaramantico, e poi quel liberatorio «gioco di sabato».
Le parole sono importanti, la musica pure. La coreografia disegnata dalla Curva Sud e che ha coinvolto tutto lo stadio, è da brividi. E i versi sono quelli di Vasco, «… non ho voglia di credere che domani sarà, sarà diverso», ed è sua, del Comandante, anche la voce che rompe quel momento di assoluto silenzio all’ingresso delle squadre.
Il capitano. Fabio Lucioni è leader dentro e fuori dal campo, anche con quel rito del selfie, sempre con lo stesso amico tifoso, dopo ogni risultato, sbeffeggiando il Foggia che aveva definito i giallorossi “il Cerignola”. E’ stato perfetto fino all’ultimo, il capitano: «Nessuno credeva a questa impresa quando siamo arrivati. Prima della trasferta di Catania, a inizio stagione, le cose non andavano bene, siamo arrivati persino a credere che questa società potesse scomparire. Ma non abbiamo mai mollato e ora siamo qui a festeggiare. Ai tifosi dico grazie. La vigilia? Ho dormito tranquillamente come ho sempre fatto, perché sapevo che accanto avevo dei ragazzi che volevano assolutamente realizzare questa impresa. E l’impresa è diventata realtà». Dal ritiro, via Facebook, aveva condiviso quell’attesa con tutti i tifosi.
Ciciretti. C’è anche il suo graffio, due giocate decisive nel primo e soprattutto nel terzo gol giallorosso. Amato Ciciretti è stato una delle rivelazioni: «Siamo in B, è una giornata importantissima nella mia carriera. Godiamoci la vittoria. Ho fatto sempre quello che mi ha chiesto Auteri e i risultati sono arrivati. Sapevamo che avremmo giocato con tanto pubblico ed è stata una carica in più. Siamo felicissimi».
Il diesse. «Abbiamo fatto qualcosa di straordinario, è stupendo»: Salvatore Di Somma in poche parole sintetizza il senso di tutta la stagione. Lui, il diesse, chiamato a tenere dritta la barra in una stagione che ha vissuto momento delicati, soprattutto dopo il passaggio di proprietà e prima del “ritorno” importante del patron Vigorito. E’ tra gli ultimi a lasciare lo stadio e a salire sul pullman della squadra, sotto lo sguardo attento di Vigorito e del presidente Pallotta. Ha costruito la squadra perfetta, accontentando Auteri e pescando molto bene anche nel mercato di gennaio. Lopez su tutti, dovendo scegliere un nome.
La sfilata. La squadra ha lasciato lo stadio intorno alle 21, sul suo pullman bianco che per l’occasione ha permesso ai giocatori di affacciarsi dal tetto. Traffico in tilt, la lenta marcia attraversando il fiume Sabato, risalendo verso il centro storico, fino a piazza Risorgimento. Il maxischermo lascia il posto a un palco, dove salgono tutti: il sindaco Fausto Pepe – «Auguri al Benevento!» – che tra poche settimane chiuderà il suo secondo mandato, l’avvocato Vigorito e il presidente Pallotta. E poi loro, i giocatori. Magari qualcuno con un look nuovo: negli spogliatoi, da Pezzi a Mazzeo, quella barba da voto francescano finalmente è stata rasata…Via Twitter arrivano intanto i complimenti di Andrea Abodi, il presidente della Lega di B: «87 anni di attesa, ma impareremo a conoscerci presto. Sarà piacevole fare un tratto di strada sportiva e umana insieme: benvenuto Benevento!».Corriere dello Sport
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