Benevento ce l’hai fatta, la B è tua!

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BENEVENTO-LECCE 3-0

BENEVENTO (3-4-3): Gori 7; Padella 6,5 Lucioni 7,5 Mattera 7; Melara 7 (20′ st Angiulli 6,5) Del Pinto 6,5 De Falco 7 Pezzi 6,5; Ciciretti 7 Cissé 7,5 (42′ pt Campagnacci sv; 4′ st Marotta 6,5) Mazzeo 8. A disposizione: Piscitelli, Vitiello, Mazzarani, Troiani, Mucciante. All. Auteri 8.
LECCE (3-4-3): Bleve 5; Camisa 5 (1′ st Beduschi 5) Abruzzese 5 Alcibiade 5 ; Lepore 6 De Feudis 6 Papini 5,5 Legittimo 5; Caturano 5 (1′ st Moscardelli 5) Curiale 6 (29′ st Liviero sv) Surraco. A disposizione: Benassi, Mangione, Lo Sicco, Sowe, Salvi, Vecsei, Carrozza , Doumbia. All. Braglia 4,5 (squalificato, in panchina Isetto).
Arbitro: Marinelli di Tivoli.Guardalinee: Grossi e Rossini.
Marcatori: 17′ pt Mazzeo, 25′ pt Cissé, 6′ st Mazzeo.
Ammonito: 30′ pt Alcibiade (L) per gioco falloso.
Note: spettatori 18.000, incasso non comunicato. Angoli: 2-1 per il Lecce. Recupero: pt 1′, st 2′.

Serie B
Serie B

L’eterna rincorsa è finita, il sogno è lì, bellissimo e vivido, saturo del giallo e del rosso che inondano il verde del “Ciro Vigorito”: il Benevento è in B, finalmente, per la prima volta in 87 anni di storia. E quello che tante, troppe volte gli era sfuggito, ora è ben saldo nelle sue mani: via le scaramanzie, via dalla soffitta i vecchi fantasmi del passato. Bastava un pari, con il Lecce di Braglia, per fare festa, mentre i pugliesi si giocavano l’ultima chance di tenere aperto il campionato finito alla 34ª giornata. Il Benevento ha voluto esagerare, ha travolto il Lecce con un 3-0 netto, inequivocabile, che è la metafora perfetta di quello che ha raccontato questa stagione. Ha vinto la squadra migliore, per identità tattica e carattere, per qualità tecniche e capacità di tenere i nervi saldi nei giorni più complicati.
il capolavoro. E’ il capolavoro di Gaetano Auteri, un tecnico che la B l’aveva già conquistata sul campo ma che avrebbe meritato di frequentarla più assiduamente in carriera. Chiede tanto ai suoi giocatori, ma sa costruire un ingranaggio che funziona alla perfezione: un 3-4-3 bello e spietato che dimostra, a dispetto dei pregiudizi, che in Lega Pro si può vincere scegliendo il bel gioco e non solo.
beneventoEd è la rivincita per l’ex presidente Oreste Vigorito, oggi ufficialmente solo sponsor della prima squadra (comunque impegnato nel settore giovanile) ma in realtà sempre accanto ai giocatori nelle settimane decisive della stagione: è stato richiamato a gran voce dai tifosi, è tornato allo stadio intitolato a suo fratello, Ciro, ex ad del club. E quando scoppia la festa, sul campo si materializza un enorme striscione con la scritta “Serie B” e il volto sorridente dei due fratelli, di nuovo insieme.
Era scritto. Nella terra dove fede e antiche leggende si equivalgono nel mistero stesso della loro natura – Benevento roccaforte papalina ma pure città delle streghe – ci sono dei presagi, dei segni che lasciano intendere che questa volta nessuno avrebbe potuto strappare ai sanniti il sogno della B. C’è un palo, pochi centimetri di alluminio, a tenere il risultato ancora sullo zero a zero quando Lepore sorprende la difesa di casa dopo due minuti appena. E c’è un numero, 17, che agli stregoni porta benissimo: cross di Melara (rientrato da un lungo stop), testa di Mazzeo e vantaggio sannita.
Da quel momento la storia della partita prende un solo verso. Perché Mazzeo innesca la verticalizzazione per Cissè, devastante e chirurgico nel siglare il raddoppio al 25′. E perché lì dietro ci sono Gori, che vola su Curriale, e Lucioni a chiudere in tackle ancora su Curriale senza paura di rischiare il rigore. Il Lecce ci prova a sprazzi, puntando molto sulle combinazioni dei tre attaccanti (Curriale sempre il più vivace), ma il Benevento è ordinato, bello a vedersi, lucido, spietato quando c’è da fare male. Ciciretti è ispirato, inventa lui l’assist per il tre a zero di Mazzeo all’alba del secondo tempo. Ed è l’inizio di un lungo, colorato conto alla rovescia.
«Serie B, Serie B» cantano gli oltre diciottomila del “Ciro Vigorito” senza aspettare il fischio finale, senza nessuna scaramanzia. Scende la notte, dolcissima, e inizia la festa allo stadio e in città, fino all’alba. E’ tutto vero, Benevento.

Corriere dello Sport

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