Calcio in pillole: rubrica di U. Garofalo – Una “racchetta” per spazzare le critiche
Game, set and match. I calciatori azzurri si travestono da tennisti ed archiviano la pratica Bologna con un perentorio 6-0. Ad indossare i panni di King Roger Federer, complice l’assenza di Higuain, è Manolo Gabbiadini, alla sua terza rete in tre partite da titolare. Nella ripresa, forte del doppio vantaggio, sale in cattedra Novak Djokovic, alias Dries Mertens, che in soli 30 minuti, tra 58′ ed 88′, annichilisce il malcapitato Mirante con tre siluri, l’ultimo di rara bellezza. A chiudere il set ci pensa l’opportunista Murray, pardon, David Lopez: lo spagnolo regala una meritata standing ovation a capitan Hamsik e ne approfitta per siglare la sua terza rete in maglia azzurra. Insomma, il numero tre, da sempre simbolo di perfezione, è quello che ben rappresenta la magica notte del San Paolo. Anche la nostra rubrica, quindi, si adeguerà alla simpatica statistica ed affronterà, in tre punti, le principali critiche rivolte al Napoli negli ultimi giorni. Impossibile non cominciare dalla frase tormentone dell’annata: “Il Napoli è Higuain-dipendente, Gabbiadini non è in grado di sostituire il Pipita”. Strano, eppure nessuno sembra chiedersi: “Chi in Europa non sarebbe dipendente da un calciatore che, nonostante le tre giornate di squalifica, è ancora in corsa per la Scarpa d’Oro?”. Gli azzurri, come ovvio che sia, si affidano alle giocate del proprio uomo di punta, del leader abituato a calcare i palcoscenici più importanti del globo. Inconcepibile, però, gettare la croce addosso a Manolo, probabilmente l’attaccante più forte della Serie A alle spalle dell’argentino: in 538′ accumulati in campionato, Gabbiadini ha raccolto 5 goal e 3 assist, per una media di una rete ogni 108′ ed una giocata utile ogni 67′. Numeri paurosi, che probabilmente stanno facendo ricredere la stessa Juventus, che non ha puntato sulle qualità dell’attaccante. Dopo il numero 23 azzurro, il secondo indiziato è Dries Mertens, accusato fin troppo spesso di essere utile solo a gara iniziata. Il folletto belga ha risposto a modo suo: al rientro da titolare, trova l’assist che apre la gara al 10′, poi punisce il portiere di sinistro, di destro ed in ultimo con un bolide da fuori area. Niente male per un calciatore che ha accumulato solo 943′ in campionato. L’ex PSV, purtroppo, è stato oscurato dalla stagione straordinaria del compagno-rivale Insigne e viene faticosamente accettato come riserva di lusso, quelle di cui, dopotutto, dispongono solo i grandi club. A chiudere la nostra riflessione, un’altra polemica sollevata in seguito alla sconfitta di San Siro: “Il Napoli è sulle gambe, c’è nervosismo ed ormai il gioco di Sarri risulta prevedibile“. Ironia della sorte, la risposta della squadra non si è fatta attendere: il 6-0, il margine più ampio dell’era De Laurentiis, proietta la società verso il superamento degli 80 punti, bottino sicuramente da tricolore. Il carattere e la forza mentale mostrata dall’undici di Sarri è stata davvero encomiabile e l’entusiasmante cavalcata partenopea non può essere sminuita da una Juventus che sta polverizzando diversi record della Serie A. Tra questi, vogliamo ricordarne uno: due sono le reti subite nel girone di ritorno dai bianconeri. Una corazzata praticamente inscalfibile. Di questo, il Napoli, ha ben poche colpe. Facciamo in modo che non serva più una racchetta per prendere a pallettate le critiche create ad hoc dai mass media…
Calcio in Pillole, rubrica a cura di Umberto Garofalo
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