Salernitana, Menichini: “Si decide il nostro futuro”
«E’ una partita fondamentale per il nostro futuro, come lo saranno le altre sette. Abbiamo preparato una gara propositiva per provare ad andare in vantaggio e vincere». Più chiaro di così Leo Menichini non poteva essere. Oggi, contro il Latina, la Salernitana inizia il suo mini campionato: sette scontri diretti su otto partite, cinque di questi in casa. La squadra è in ritiro a Paestum da giovedì sera «per non trascurare nessun dettaglio e curare ancora meglio ogni aspetto, dall’alimentazione al riposo». Menichini ha convocato ventuno calciatori e tiene tutti sulla corda. Ma in realtà ha già deciso: tornerà al 4-4-2, utilizzerà Bagadur ed Empereur al centro della difesa, Moro ed Odjer in mezzo al campo, Oikonomidis e Gatto sugli esterni. Bagadur, reduce da un infortunio, non è al meglio della condizione. Ieri mattina Menichini lo ha alternato con Franco, schierando poi Rossi sulla sinistra. La sensazione è che il croato parta comunque con i titolari. «Partite come queste non hanno bisogno di motivazioni particolari. La squadra – sottolinea il tecnico granata – sa benissimo quello che si gioca, ma dovrà scendere in campo con grande lucidità e attenzione. Dobbiamo pensare esclusivamente a fare il nostro gioco: si può risolvere e vincere la partita tutti insieme, con concentrazione e grande equilibrio».
ATTENZIONE. Concentrazione e attenzione sono i tag di Menichini, che in settimana ha chiesto ai calciatori di ridurre al minimo i cali di tensione durante i novanta minuti. La Salernitana non vince all’Arechi dal 22 gennaio scorso (3-0 al Brescia) e con Menichini in panchina ha sempre subìto gol. Il primo obiettivo, quindi, sarà quello di mantenere inviolata la propria porta, sperando poi nella vena realizzativa di Coda e Donnarumma. «Il Latina – conclude l’allenatore toscano – è un’ottima squadra, molto dotata tecnicamente, con giocatori esperti e attaccanti molto rapidi. Dovremo essere sempre attenti nelle marcature preventive, senza lasciare spazio all’avversario e senza rinunciare al nostro gioco».
Corriere dello Sport