O’ Lione è entusiasta: “Il mio Napoli come questo? E’ un onore! Higuain mi supererà, accidenti se lo farà!”
Quando si è accorto che al Napoli si erano ricordati di lui, quasi non ci credeva ed è rimasto colpito dall’ invito a Castevolturno, qualche giorno fa e di conseguenza da quello al San Paolo in tribuna, accanto al presidente. Il vecchio leone, Luis Vinicio, ringrazia Sarri, da cui è partito l’invito.
Ti è piaciuto il Napoli? «Grande convinzione, organizzazione di gioco, qualità e un centravanti fenomenale. Il Napoli ha vinto contro un avversario molto forte e ben disposto in campo. Ha vinto di autorità, di forza, come fanno le grandi squadre».
Higuain vale Vinicio? «Accidenti. Ormai è a un passo dai miei 21 gol del 1958 quando giocavo col mio amico Pesaola e le ali erano Brugola e Di Giacomo. Giocavamo al Vomero. Mi supererà sicuramente e di molto».
Si dice che questo Napoli, con le dovute differenze dei tempi, somigli al Napoli di Vinicio. Forse per questo ti hanno invitato. «È un onore se il paragone è questo. Io riuscii a proporre un calcio nuovo grazie alla partecipazione totale dei giocatori».
Succede anche a Sarri. «Per quel che ne so, è così. Mi è sembrato un gruppo molto compatto e sereno».
Dopo le prime tre partite con soli due punti conquistati c’è stato un confronto aperto tra Sarri e la squadra. «Successe anche a me quando presi il Napoli. Eravamo al Ciocco. I giocatori soffrivano per la preparazione dura che imponevo. Non si lamentavano, ma avevano musi lunghi. Decisi di togliere il disturbo se non mi seguivano. L’occasione fu a Montecatini durante la cena della squadra. Vidi che i giocatori bevevano acqua minerale ghiacciata e,dopo il pranzo, andavano al bar ordinando amari e alcool. Allora li convocai alle due di notte. Gli dissi: se volete che resti dovete fare quello che dico io, la preparazione è una cosa seria. Fu Juliano, che era il capitano, a venirmi a dire che era tutto a posto, la squadra voleva che restassi. Da allora nessun problema».
Così venne fuori la tua squadra furente. Per parafrasare l’indimenticabile Vujadin Boskov, erano leoni che uscivano da foresta. «Li facevo lavorare duro durante la settimana perché si divertissero alla domenica. Entravano in campo gasati».
È quello che fa oggi Sarri. «Indubbiamentee con l’aiuto di mezzi sofisticati, di nuove conoscenze, di nuove metodologie. Ma il concetto è uguale. Il lavoro».
Il campionato era più breve, trenta partite, oggi trentotto. «Ma ci sono più giocatori in rosa, quasi un doppione per ogni ruolo. Io avevo diciotto giocatori e giocavano sempre gli stessi undici».
Tratto da Il Mattino