IlTalentonline – Il calcio di Leo
Estro. Sentimento. Talento. Passione. Sfortuna. El diez. Se volessimo sintetizzare il calcio di Leo, Leandro Daniel Paredes, non potremmo trovare parole migliori. Inizia tutto a San Justo, cittadina in provincia di Buenos Aires, nel 1994: è lì che nasce Leandro, è lì che diventerà Paredes. Gli inizi calcistici con La Justina de San Justo e il Brisas del Sur, prima di diventare un calciatore del Boca Juniors nel 2002, a 8 anni. La Bombonera è lo stadio dei sogni, contenitore delle emozioni più pure, voce del cuore che batte per i colori degli xeneizes. Si dice che “la Bombonera no tiembla. Late”, ovvero che la Bombonera non trema, ma batte e il nostro talento se ne accorgerà presto. Già il 7 novembre 2010, infatti, ne respira l’aria in quei 7 minuti di Boca Juniors – Argentinos Juniors. Poi quando al Boca ti ci porta uno come Ramon Maddoni, che nel suo palmares può contare le scoperte di Riquelme e Tevez, allora prima o poi sei destinato a diventare qualcuno di importante per quella gente. Detto, fatto: l’annata 2012/2013 fa rima con Paredes, che mette insieme 21 presenze tra Torneo Final, Primera Division e Copa Sudamericana. Giostra come trequartista o come esterno sinistro ed è proprio quando occupa la fascia che dà il meglio di sé in fase realizzativa: doppietta al San Lorenzo e al Racing Club de Avellaneda. El diez Roman Riquelme gli insegnerà a prendere in mano le redini della squadra, a conservare l’umità, ad avere pazienza e ad utilizzare nel migliore dei modi il corpo. La stagione successiva si complica viste le sole 4 presenze nel Torneo de Transicion e i due infortuni decisamente importanti: da luglio a novembre resta ai box per la rottura dei legamenti della caviglia mentre a dicembre a bloccarlo è una frattura da stress al quinto metatarso del piede destro. Nel gennaio 2014 è tempo di timbrare il passaporto e volare in Serie A: Sabatini fiuta il colpo e ne prende il cartellino in prestito, poi è costretto a girarlo al Chievo Verona non avendo più posti da extracomunitario liberi. Mesi di transizione, per smaltire l’infortunio e ambientarsi nel nuovo Paese. L’esordio in massima serie arriverà, quindi, soltanto alla 36esima giornata contro il Toro. Indossa finalmente la maglia giallorossa nel campionato 14/15: 13 gettoni di presenza tra campionato, coppa nazionale ed Europa League. A Cagliari segnerà il suo primo gol europeo, e che gol: un diagonale destro di prima intenzione dal limite dell’area, chiudendo il tiro come pochi sanno fare. La società romana prima lo riscatta per 6 milioni poi lo manda a giocare ad Empoli, club di provincia che esprime un bel calcio e sa come cullare le giovani promesse. Su 18 incontri ne ha disputati 15, tutti come intermedio o centrale dei tre di centrocampo. Di fatto è un trequartista, un principe palla al piede che lavora molto la sfera, a volte troppo. Splendido nelle battute dei piazzati: destro con i giri contati e la forza giusti per la testa del compagno. Commette qualche errore nel dosare il passaggio lungo, ma ha grande confidenza col pallone ed è irriverente nel dribbling. Normolineo, dal passo cadenzato, può contare su abilità balistiche e controllo di palla importanti che si evidenziano ancor di più dalle sterzate palla al piede. Ci mette poco agonismo, è un calciatore d’altri tempi per via delle qualità tecniche molto più accentuate rispetto a quelle fisiche. Il calcio di Leo.
a cura di Francesca Flavio