Gandolfo: “Valdifiori e Gabbiadini per Maksimovic? Lo porto io a Napoli”

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Beppe Gandolfo è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Gandolfo è giornalista del Tg 5 e tifoso del Toro. Con lui abbiamo fatto un bilancio del 2015 e in particolare di questa prima parte del campionato e parlato del prossimo calciomercato e delle prospettive della squadra granata.

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Beppe Gandolfo è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Gandolfo è giornalista del Tg 5 e tifoso del Toro. Con lui abbiamo fatto un bilancio del 2015 e in particolare di questa prima parte del campionato e parlato del prossimo calciomercato e delle prospettive della squadra granata.

Da giornalista e tifoso del Toro che bilancio fa in generale della squadra nel 2015 e in particolare di questa prima parte della stagione che sta per concludersi?

“Il bilancio del 2015 è sicuramente positivo e se dovessi dare un voto è un sette e mezzo abbondante. Alcuni risultati, alcune prestazioni e alcune partite hanno abbondantemente superato ogni più rosea aspettativa, facile ricordare la vittoria nel derby o quella al San Mamés e poi complessivamente è tornato a essere un Toro assolutamente padrone del campo. Se dovessi dire se ci sono state squadre che ci hanno messo completamente sotto e noi siamo stati in evidente condizione d’inferiorità non me ne vengono in mente, ma sicuramente alcune partite le abbiamo sbagliate, come quella con il Carpi a ottobre o quella con l’Empoli alla fine della passata stagione o l’ultimo derby di Coppa Italia. Quello che più mi piace di questo Toro nel 2015 è che ha preso una sua fisonomia vera e propria, è una squadra di giovani di proprietà e di prospettiva e non è più, rispetto agli anni passati, una società che viveva di prestiti o comproprietà. Adesso c’è una struttura, uno zoccolo duro sul quale vengono innestate delle giovani promesse italiane che fanno ben sperare sia in prospettiva futura sia anche dal punto di vista patrimoniale, nel senso che oggi il Torino non è più una società che non vale niente, che non ha un campo, una sede e giocatori di proprietà, ma ha tanti calciatori giovani di prospettiva e tutti di proprietà che possono rendere. A tutto questo va aggiunto che oggi c’è la corsa a venire al Toro. Prima i giocatori rifuggivano dal venire, questo perché al Torino si pagano gli stipendi, si sta bene e c’è una solidità economica che è molto rara nelle società di serie A. Ciliegina sulla torta di quest’annata straordinaria del Toro, che potrebbe essere, come ho detto, da sette e mezzo, ma anche da otto, è la posa della prima pietra del Filadelfia, che è la casa e la famiglia granata”.

In classifica il Torino ha più punti dello scorso anno a quest’epoca, però c’è il punto interrogativo su quanto vale la squadra e fino a dove può arrivare. E’ un paradosso?

“Quando si va al pranzo di Natale o al cenone del 31 dicembre in genere si rimane impressionati dal dolce finale e se non è buono si è portati a pensare che tutto il pranzo o la cena siano cattivi, in realtà non è così. Il girone d’andata, che è quasi finito, del Toro è stato buono, dignitoso. Finora il Torino ha sbagliato completamente due partite: quella con il Carpi e quella con la Juventus in Coppa Italia, non so le ragioni e se le sapessero Ventura e i dirigenti avremmo già risolto molti problemi. Queste due battute d’arresto sembrano aver inficiato tutto, perché se si fosse azzeccata la partita con il Carpi si poteva mettere fra le tante ciliegine sulla torta l’essere tornati primi in classifica dopo più di vent’anni. Magari ci stava anche perdere il derby di Coppa Italia, ma se lo avessero giocato in maniera diversa non si sarebbero beccati tutta quella serie di critiche e forse non ci sarebbe stata anche la sconfitta in casa con l’Udinese. Però, se ripenso al secondo tempo giocato con la Fiorentina o al primo con la Sampdoria veramente si è visto del grandissimo calcio e il Torino ha espresso in quelle occasioni il miglior calcio della Serie A. E’ una squadra che, secondo me, è ancora molto giovane e vive di alti e bassi, alternando prestazioni straordinarie a figuracce da rabbrividire”.

A tal proposito alla riapertura del calciomercato la società deve effettuare interventi importanti oppure solo aggiustare qualche cosa?

“A metà, deve aggiustare, ma farlo bene. Come sempre sono abbastanza restio al mercato di riparazione perché ho visto poche volte squadre cambiare in meglio. Certo, se si fanno interventi ben fatti, mirati e opportuni si può, se non proprio cambiare il volto alla squadra, sicuramente conferirle quel quid in più che in questo momento manca. In questo momento al Torino sicuramente manca qualche cosa a centrocampo perché abbiamo visto che la bravura e l’abnegazione diGazzi e di Vives e di Acquah alla lunga non bastano, Baselli e Benassi, che hanno fatto un inizio di stagione straordinario, adesso, forse perché gli avversari cominciano a conoscerli meglio, forse perché avrebbero bisogno di rifiatare, non sono più così brillanti come all’inizio di stagione. Allora manca quello che l’anno scorso faceva saltare la partita, l’El Kaddouri che inventava l’ultimo passaggio, la giocata smarcante. In attacco il punto fermo mi sembra che debba essere Belotti, perché deve solo giocare e giocare poiché è un uomo da Toro e prima o poi troverà anche la freddezza e la determinazione per segnare, ma già adesso l’impegno che profonde quando lotta è indispensabile e non se ne può fare a meno. Diverso il discorso per Quagliarella e Maxi Lopez, entrambi cominciano ad avere i loro annetti e non si può pensare che facciano ventotto partite su trentotto giocando per novanta minuti.Martinez credo che Ventura l’abbia provato in tutte le maniere e ha dimostrato i suoi limiti e per Amauri ormai il discorso è finito. Quindi, davanti una punta sicuramente serve, magari un giovane da far crescere e da poterlo alternare con Belotti una volta a Quagliarella e un’altra a Maxi Lopez, in modo da garantire una rotazione per avere maggiore freschezza. Dietro manca rispetto all’anno scorso la solidità e la sicurezza della difesa, ma teniamo conto che la vera incognita in questo momento è Maksimovic, anche Avelar, però quest’ultimo lo abbiamo già visto in campo per spezzoni nelle ultime due partite, quindi dovrebbe essere pronto. Ma Maksomovic è pronto? E’ guarito bene? In che condizioni è? Farà il campionato dell’anno scorso? E’ un grosso punto di domanda. Ha ripreso ad allenarsi con i compagni e questo fa ben sperare, però gli interrogativi rimangono. Se è vero, come si legge su giornali e siti, che il Napoli è interessato a Maksimovic e se sono veri i nomi delle possibili contropartite tecniche, Valdifiori e Gabbiadini, allora ditemi a che ora e lo porto io in macchina a Napoli immediatamente e torno con gli altri due. Questo proprio perché non sappiamo se Maksimovic è agli stessi livelli del campionato scorso, se il Napoli ci tiene così tanto e ha questi due giocatori che sono chiusi da altri e giocano poco allora che si faccia lo scambio, ripeto, vado io con la mia macchina a portare Maksimovic a Napoli”.

Quindi un’operazione importante si può fare a gennaio, però, solo a patto che più dei contanti arrivino contropartite tecniche di valore? E per il centrocampista lei punterebbe su un giocatore espero com’è Valdifiori e non su un giovane di belle speranze?

“Certo, a gennaio non si può sperare nel giovane di prospettiva che prima che cresca e sia pronto si arriva a marzo-aprile e per di più quest’anno il campionato finirà prima perché c’è l’Europeo. Bisogna avere un’alternativa valida. Parliamoci chiaro, per il Torino il range è fra il sesto-settimo posto finale e l’undicesimo. Se si azzeccano le mosse di mercato e le partite giuste possiamo arrivare a giocarci un posto per andare in Europa League, ma se si sbagliano mosse e partite si finisce per arrivare di nuovo fra il decimo e l’undicesimo posto, che non è il risultato che si aspettano i tifosi”.

A proposito di tifosi, sono rimasti molto delusi dalla fine dell’anno. Che cosa si aspetta dalla gente del Toro alla ripresa del campionato?

“Nel bilancio del 2015 c’è una pagina molto triste: l’addio di Don Aldo Rabino, ed è risaputo quanto io fossi legato a lui. Don Aldo sosteneva sempre che non sono i tifosi a dover trascinare la squadra, ma è la squadra a dover trascinare i tifosi. Non credo che i tifosi possano dare qualche cosa, certo, danno molto, ma se la squadra per prima li sa trascinare. Il tifoso del Toro si è sentito tradito dal derby, non dal risultato, ma dal modo in cui è stata affrontata la partita, dalla prestazione. Quello che ha fatto Zaza, lasciamo stare se fosse da espellere o meno, come “aggrediva” i difensori del Toro, i tifosi lo vogliono dagli attaccanti granata. Vogliono che gli attaccanti “mordano” così le caviglie dei giocatori della squadra avversaria, che pressino a tutto campo. Si può uscire dal campo avendo preso quattro gol, ma avendo dato tutto, ricordiamo dei derby in cui il Toro ha finito la partita in nove giocatori, però la Juve era in affanno in difesa perché quei nove giocavano per tredici e non per undici. Questa rassegnazione, questa svogliatezza, questo essere molli, di cui non so assolutamente le cause, ha ferito profondamente i tifosi e hanno altrettanto ferito le dichiarazioni di fine partita nelle quali è stato detto che la squadra aveva giocato alla pari degli avversari. I tifosi del Toro non hanno l’anello al naso, vedono e capiscono le partite e sentirsi dire che hanno giocato alla pari senza fare un tiro in porta per novanta minuti non è credibile, non è una cosa che i tifosi accettano. Forse avrebbero accettato quello che ha fatto il presidente della Roma James Pallotta che, dopo l’uscita della squadra dalla Coppa Italia per opera dello Spezia, ha scritto un tweet chiedendo scusa, ma al Torino nessuno si è scusato. Dopo una partita così, come quella del Torino con la Juventus in Coppa Italia, gara che tutta l’Italia ha visto, quindi anche tutta la tifoseria granata, il semplice dire: “Scusate, abbiamo sbagliato la partita. Non ne sappiamo la ragione, però l’abbiamo sbagliata” forse sarebbe potuto bastare. Capita, ci sta. I tifosi amano talmente tanto la squadra e i giocatori che avrebbero perdonato immediatamente e lo stesso dico per il fair play, che va benissimo, ma vuol dire andare a centrocampo e stringere la mano agli avversari e poi uscire a testa bassa, non festeggiare, scambiarsi le maglie, sbaciucchiarsi, questo i tifosi non lo accettano. Sarà un calcio diverso, ma il calcio che noi amiamo, il Toro che vorrei, che è il titolo del libro che ho scritto con Don Aldo, è proprio quello di calciatori che giocano fino all’ultima goccia di sudore ed energia e se perdono ci può anche stare, se sbagliano completamente la partita chiedono scusa e poi si ricomincia il giorno dopo con uguale entusiasmo, se non ancora di più. Il tifoso si è sentito preso in giro dalla prestazione, dalle dichiarazioni del dopo partita, dalla mancanza di scuse e da quegli abbracci e da quella fratellanza che non ci può essere con la squadra di Venaria”.

Ma che cosa si aspetta adesso da parte dei tifosi del Toro nei confronti della squadra e dell’allenatore?

“Noi tifosi facciamo in fretta a dimenticare. Se alla ripresa del campionato incontrassimo un’altra formazione e non il Napoli sarebbe meglio, però, se la squadra a Napoli dà il tutto per tutto, i giocatori lottano come dei forsennati e buttano il cuore oltre l’ostacolo per cercare di giocarsela alla pari con un avversario che è nettamente superiore, i tifosi sono pronti a dare il massimo del sostegno per la gara successiva con l’Empoli in casa, ultima del girone d’andata. Ripeto, è la squadra che deve trascinare i tifosi, non sono i tifosi a dover trascinare la squadra!”

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