Discutendo di arbitri e non solo – “Due chiacchiere con…”

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La sosta di campionato lascia il tempo ai tifosi azzurri per sognare lo scudetto con forti tinte d’azzurro a contorno del tricolore. Non mancano tabelle su pronostici dei risultati che la squadra di Sarri potrebbe inanellare da qui alla sosta natalizia, trascinata dai gol del Pipita e dalle prodezze di capitan Hamsik, di Insigne e di Pepe Reina. Ma è anche tempo di primi bilanci e l’occasione per fare due chiacchiere con Mirko, arbitro federale.

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Cominciamo con il chiedere il primo commento all’annuncio di Maurizio Sarri quale sostituto di Benitez sulla panchina del Napoli, qual’è stata la reazione e come ha preso la notizia.
“Fin dal primo momento, e ne è testimone il mio profilo Facebook, ero molto contento della partenza di Benitez che, nonostante fosse l’allenatore più pagato della serie A, non è riuscito in due anni a migliorare la fase difensiva che si è poi rivelato l’anello debole della catena. Con una rosa ampiamente più forte, è riuscito ad arrivare dietro a Lazio e Fiorentina e a subire più gol del Chievo Verona. Io l’ho definito un professore ma a certi livelli è obbligatorio essere più umili e più operai.
Riguardo a Sarri, ero contento del suo arrivo perché mi piacciono gli allenatori carismatici. E poi è giusto valutare l’operato degli allenatori prestando attenzione anche al materiale che hanno a disposizione: ad Empoli, per esempio, con una squadra non da vertice, era riuscito a dare un’identità al gruppo, un gioco e una solidità che poche squadre avevano. Non nascondo che nutrivo e, tutto’ora nutro, dei dubbi sulla gestione della rosa ampia e delle tre competizioni che il Napoli gioca per arrivare fino in fondo. Ma piano piano i dubbi vanno disciogliendosi…”

Maurizio Sarri è considerato una sorta di anti-divo. Come ha fatto a conquistare, in così poco tempo, la piazza napoletana?
“Sarri è visto un anti-divo perché è al naturale. Va in panchina come si va nei campi di provincia (rigorosamente in tuta), parla ai microfoni come si può parlare al bar (non conosce la diplomazia) ed ha idolatriato Lui nonostante le critiche. In più ha creato un gruppo che finalmente conosce lo spirito di sacrificio e la voglia di lottare per la squadra che a Napoli non è una semplice squadra di calcio. In più, cosa non da poco, il Napoli vince e convince con un gioco armonioso e spettacolare condito dalle giocate individuali. Vi pare poco?”

Quella di Sarri sembra essere una bella favola, dalle categorie inferiori alla serie A ed all’Europa, recitando un ruolo da protagonista, eppure c’è ancora chi lo considera solo un fuoco di paglia, cosa ne pensi?
“Non sono abituato a fare i bilanci a novembre perché si rischia di essere poco obbiettivi. Quello che posso dire è che sono contento di come sta gestendo, in generale, la squadra e che se troviamo la continuità e qualche episodio fortunoso che ci sono mancati da sempre, possiamo restare in lotta per le prime due/tre posizioni. E da quando ha effettuato il cambio modulo, Sarri ha acquisito tanti punti perché se le cose non vanno è giusto provare a mischiare le carte a differenza di Benitez che si è sempre ostinato a giocare nello stesso modo. Quindi, per adesso, complimenti al mister che si è calato perfettamente nella realtà partenopea riuscendo a gestire le critiche delle prime giornate e l’entusiasmo delle ultime giornate. Sicuramente la sua umiltà e il suo percorso nato dai campi di periferia sono stati di grande aiuto.”

Dopo un avvio stentato la squadra ha cominciato a vincere e convincere tanto che, la parola ‘scudetto’ non sembra più un sogno proibito. Pensi che gli azzurri possano realmente ambire al tricolore oppure quale credi che possa essere il reale obiettivo del Napoli?
“Come detto sopra, è difficile giudicare quale sarà il percorso del Napoli. Si deve pensare partita per partita senza fare voli pindarici e senza abbattersi alle prime difficoltà. Il campionato è lungo e la classifica è corta, basta una serie di partite positive e/o negative per ribaltare e cambiare gli obbiettivi. L’unico obbiettivo che deve avere il Napoli è quello di migliorarsi come squadra perché le individualità ci sono. Indispensabile, o quasi, sarà centrare la Champions League per non veder partire qualche pezzo da novanta. Vuoi per motivi economici, vuoi per motivi di stimoli.”

Il Napoli è imbattuto dalla prima di campionato ed ha raccolto molti punti, tuttavia il primo posto è distante due punti. Pensi che gli arbitraggi abbiano danneggiato la squadra e quanto hanno influito sul mancato primato?
“Quando si parla di arbitraggi è difficile giudicare se e quanto abbiano influito perché nel calcio non esiste la riprova del contrario. È agli occhi di tutti, però, che ci sono stati solo episodi a sfavore ed è giusto farli presente sia quando le cose vanno bene sia quando le cose vanno male. Perché tutta la stampa nazionale e tutti i tifosi delle squadre avversarie hanno il fucile puntato contro di noi al primo episodio arbitrale a favore.”

L’attacco continua ad essere un punto di forza della squadra ed Higuaìn è in testa alla classifica dei cannonieri mentre la difesa, un tempo tallone d’Achille, è la seconda meno battuta del torneo. Quali credi che siano i fattori che hanno influito su questa trasformazione e a chi vanno i meriti.
“Il salto in avanti è stato così notevole che assegnare i meriti ad una sola persona non sarebbe corretto. Se dovessi fare una classifica, però, direi che l’artefice principale è Sarri che, oltre a lavorare sul campo e sul modulo, ha lavorato sulla testa e sull’autostima di ogni elemento della rosa chiamato in causa. Inutile nascondere che anche la presenza di Reina, che comunque non ha mai fatto interventi prodigiosi ad eccezione della gara con l’Udinese, abbia aiutato moltissimo la difesa che viene spesso redarguita dal portiere spagnolo e anche la sola presenza ha trasmesso molta tranquillità. Infine grande merito a tutto il collettivo che gioca un calcio più dispendioso ma che permette quasi sempre i raddoppi di marcatura e una copertura maggiore del terreno di gioco.”

Il momento più basso e quello più esaltante di questo inizio di stagione e chi ti ha impressionato e chi deluso tra gli azzurri?
“Il momento più basso è stato il pareggio con la Sampdoria che, giocando bene per soli 10 minuti, non solo ha racimolato un punto ma per poco stava per vincere. E non dimentichiamo che il gol del temporaneo 2-1 è nato da un calcio di rigore molto molto generoso. Il momento più esaltante, per me, la vittoria a Milano per 0-4. Mai avevo visto nella mia vita il Napoli vincere con tanta facilità in quello stadio.
Ho osservato molto le amichevoli estive del Napoli e pensavo che Valdifiori diventasse il perno principale della squadra. E invece ha incontrato non poche difficoltà, tanto da essere relegato in panchina. Ma sono convinto che anche lui troverà il suo spazio perché le qualità le ha e credo che il problema stia più nell’ambientamento. Riguardo alle note positive, dico Jorginho: non avrei mai creduto che potesse rivelarsi un calciatore di qualità e quantità perché pensavo che potesse rendere di più da trequartista o da mezz’ala piuttosto che da regista. Complimenti a lui e al mister.”

Insigne è il vero trascinatore del gruppo e sembra aver trovato il fazzoletto di campo dove potersi esprimere ai massimi livelli, tuttavia sembra non essere molto considerato dal ct della nazionale, Antonio Conte, tanto da rischiare l’esclusione in vista di Euro 2016. Condividi la scelta del ct?
“Negli ultimi anni ho sempre sentito parlare di codice etico. Ma cosa è di preciso? Siamo sicuri che venga applicato con tutti? Difficile dare un giudizio su quanto accaduto con Insigne perché bisognerebbe conoscere la vicenda a 360°. La mia idea è che Lorenzo aveva realmente quel problema al ginocchio tanto che il dott. Castellacci è dovuto intervenire per aspirare il liquido ma che Conte e il suo staff se la siano presa perché non sia rimasto in ritiro. Detto questo, credo che Insigne, a prescindere dalla decisione del ct, che ha patteggiato con la giustizia e vuole dare lezioni di moralità, avrà comunque le motivazioni per dare il massimo con l’azzurro che piace a noi e che in caso di mancata convocazione per l’Europeo, sia più Insigne a mancare alla squadra che viceversa…”
Ringraziamo Mirko e, ovviamente, forza Napoli!

Riccardo Muni

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