I precedenti sono confortanti. Neres è entrato in pianta stabile nella squadra titolare a Udine, alla sedicesima giornata con Khvicha infortunato, e non è più uscito: all’epoca, il Napoli aveva perso il primo posto in classifica e da secondo aveva cominciato a inseguire l’Atalanta, in vantaggio di due punti. Risultato? Aggancio alla diciottesima e sorpasso alla diciannovesima. Ora la situazione è cambiata, facciamo anche peggiorata, perché il ritardo del Napoli dalla capolista Inter è diventato di tre punti dopo la vittoria dei campioni con la Dea e il contemporaneo pareggio di Venezia. Un duro colpo pratico, nel senso delle conseguenze sulla maratona e la classifica, e al morale della squadra alle porte della sosta. Anche all’epoca, alla vigilia di quella trasferta a Udine che cambiò il destino del campionato degli uomini di Conte, la situazione complessiva era un po’ così: erano appena arrivate le due sconfitte ravvicinate con la Lazio – Coppa Italia compresa – e l’immagine di Kvara si faceva via via più sbiadita. Il calcio è pieno di sorprese. Come la vita. Come Neres.
Fonte: CdS