Buffon ha parlato di Conte alla Luiss Business School: «Quando ti allena lui arrivi primo o secondo»
Buffon lo sapeva già: il Napoli con Antonio Conte avrebbe lottato per lo scudetto. Il Capo delegazione della Nazionale è stato professore per un giorno alla Luiss Business School di Roma per il Master in Sport Management. Ad ascoltarlo con interesse, collegato via Skype, c’è anche Kalidou Koulibaly, che ha acquistato il pacchetto di maggioranza del Sedan-Ardennes, club di Regional 2 francese, e si è messo a studiare da manager per portarlo in alto. «Sembri Lilian Thuram con quegli occhialini», scherza Gigi. «Sei una leggenda: a parte la rivalità che c’era in campo, sei un esempio per me», ha risposto Kalidou. La giornata alla Luiss è stata anche un’occasione per parlare di Napoli, Juve e Nazionale.
Buffon, secondo lei come sta vivendo Conte questo finale di stagione?
«Antonio sta facendo qualcosa di enorme e non mi sorprende. Anzi, ne ero sicuro: dico da luglio che il Napoli sarebbe arrivato primo o secondo a prescindere dalla squadra che avrebbe avuto. E adesso dico che a dieci giornate dalla fine, fare spalla a spalla con una squadra di Conte è un qualcosa che disturba. Però è bellissimo vedere un campionato con addirittura tre pretendenti per lo scudetto. È una cosa che non si verificava da parecchi anni e godiamocela, che vinca il migliore».
Thiago Motta invece è già in discussione, la Juve non sta andando bene.
«Ci sono due visioni che possono sembrare contrastanti, ma se unite possono risultare vincenti: quella di chi vive da dentro le cose, e quindi conosce alla perfezione il perché di una reazione, di una scelta o di un comportamento, e poi quella più lontana di chi non ha condizionamenti e forse vede le cose in maniera più chiara. Un mix potrebbe portare a una visione vincente. Probabilmente le cose non stanno andando come ci si aspettava, però ci sono ancora dieci giornate e tanto vale attendere il finale e vedere se magari può accadere qualcosa di sorprendentemente positivo. Io me lo auguro».
Com’è lavorare con Spalletti?
«Lavorare per la Nazionale è un onore: è dal 1992-1993 che varco i cancelli di Coverciano ed è qualcosa che mi emoziona sempre e che mi porta un po’ alla mia adolescenza. Il mio percorso di vita e sportivo. Lavorare con Spalletti è una grande fortuna. Ci conoscevamo un po’ di vista sui campi, ma avendo avuto l’opportunità di starci un po’ più assieme ho scoperto un professionista veramente eccezionale, un perfezionista unico e soprattutto una delle persone più generose che abbia mai conosciuto nel mondo del calcio. Questo secondo me lo colloca a un livello altissimo, perché il coraggio e la generosità sono i due principali ingredienti che cerco nell’uomo che possa interessarmi e che possa giudicare di alto livello e di alto profilo».
Che emozione è stata vedere esordire suo figlio Louis in Serie B con il Pisa, a 17 anni come lei?
«Racconto un aneddoto: inizia a giocare a 8 anni e me lo chiede la Juve. Loro a me, io non chiedo mai niente a nessuno perché voglio essere libero. Dopo un anno e mezzo mi fa: “Papà, non mi diverto più”. A 8, 9 anni facevano cinque allenamenti a settimana più la partita nel weekend. Io lo appoggio. Dopo sei mesi la Juve mi chiede di rimandarlo, lui dice sì e andiamo. Dopo altri sei mesi è di nuovo stanco. Allora gli dico: “Amore mio, torni a casa ma con la Juve ci mettiamo una pietra sopra”. Per quattro anni, anche per ribellione, non ha fatto niente, ha giocato a Fortnite. Arriva a 14 anni così, mentre io a quell’età ero già in giro per l’Italia e l’Europa con la Nazionale».
Fonte: CdS