Esclusiva-Corrado Ferlaino: “Per me i giocatori al Napoli erano tutti uguali. L’unica cosa che non passa mai è l’amore che i tifosi a Napoli hanno del Napoli”
Al R.Y.C.C. Savoia, dopo presentazione del libro “Orgoglio Napoli” di Mimmo Carratelli, storico giornalista della Gazzetta dello sport e de il mattino, il nostro inviato Emanuele Arinelli ha avuto l’onore di intervistare Corrado Ferlaino, storico presidente del Napoli, presente all’evento per ricordare i momenti gloriosi vissuti con il suo Napoli, dai due scudetti alla Coppa UEFA. Le sue parole:
Corrado le chiedo subito un pensiero su questo evento che si è appena concluso?
“E’ un bel evento, un evento che ricorda il Napoli, soprattutto gli anni del Napoli e quindi mi rende felice.
Qual è il ricordo a cui è più legato sul libro che è stato presentato?
Non saprei fare una classifica dei ricordi. I miei 31 anni che sono stato presidente del Napoli poi nessuno mi ha cacciato, sono stato io che sono voluto andare via perché non non esiste il mestiere di presidente, quindi tu te ne devi andare ad un certo punto.
Sembra scontato però glielo chiedo comunque, qual è il giocatore a cui è più legato?
No, per me i giocatori al Napoli erano tutti uguali, mi ero proprio messo in testa che non dovevo far capire che c’era un giocatore a cui io ero più legato, perché i giocatori sono molto gelosi. Quindi per me i giocatori al Napoli erano tutti uguali e nessuno ha mai capito, chiaro che avevo anche io simpatia e antipatia, però non l’ho mai dimostrato e detto a nessuno.
Quali sono le contrapposizioni tra questo Napoli e il suo Napoli?
Le contrapposizioni ci saranno sempre, il tempo passa, passa il tipo, passano le abitudini, passa la vita e quindi ci saranno sempre una serie di differenze, chiamiamole così. Però l’unica cosa che non passa mai è l’amore che i tifosi a Napoli hanno del Napoli, questo rimarrà sempre, è un grande amore, tanto che io non sono mai riuscito ad andare a vivere in un’altra città perché muoio di nostalgia e devo ricorrere di corsa a Napoli”.
A cura di Emanuele Arinelli
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