Ieri Gianfranco Zola ha pranzato a Londra e ha cenato a Roma: i soliti trucchetti di Magic Box. «Chiedo scusa, il segnale non è il massimo in questo tratto di strada», dice con la cortesia delle sue radici e l’intramontabile classe da Ufficiale Ordine al merito della Repubblica italiana e Ufficiale onorario dell’Ordine dell’Impero Britannico, mentre guida per raggiungere l’aeroporto di Gatwick: ha un volo per Roma. Oggi illustrerà al Social Football Summit la riforma della Lega Pro da vicepresidente e mente del progetto, ma prima di vivere un presente che gli piace da morire si concede – e concede – un tuffo in un passato pieno di intrecci, ricordi e altri gentiluomini che domenica saranno faccia a faccia al Maradona. Napoli-Roma.
In uno stadio che lui ha frequentato con e senza il padrone di casa quando ancora si chiamava San Paolo: «Bella la sfida tra Antonio e il mister».
Conte, suo ex compagno di Nazionale, e Ranieri, suo ex allenatore al Chelsea e prima ancora proprio al Napoli. Da giugno 1991 a novembre 1992. «Era il primo anno dopo l’addio di Diego».
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E a lei, Zola, toccò la numero 10. Con Ranieri in panchina segnò tre gol alla Roma in quattro incroci. Una sentenza. «Sono sempre state partite belle e molto combattute. A livello personale ho raccolto soddisfazioni anche con il Parma».
A proposito: che fine hanno fatto i numeri 10? «Il calcio è cambiato. Ci sono strutture diverse di gioco: oggi costruiscono tutti, anche i difensori. I fantasisti sono diventati esterni o attaccanti».
Cosa si aspetta domenica dal Maradona? «Un’altra sfida molto combattuta, c’è una certa rivalità».
Le esigenze di classifica sono diverse: chi rischia di più? «Rischiano tutti, ognuno a suo modo: sarà dura, anche se il Napoli mi pare favorito per il percorso e il fattore casa».
Quanto la convince Ranieri per la Roma? «È la scelta migliore. Conosce bene la piazza e può portare tanta esperienza e serenità: in questo momento storico sono fattori fondamentali».
Dovrà mettere ordine.«Senza mancare di rispetto, ha sorpreso un po’ tutti la decisione di mandare via De Rossi, ma non entro nel merito. Poi è arrivato Juric, tecnico bravo che ha bisogno di un certo tempo e certi giocatori. Sono state scelte particolari, non vado oltre». A Napoli, invece, c’è Conte. «Assolutamente la scelta migliore dopo quello che è successo un anno fa».
Stima a parte, vuole bene a entrambi. «Ranieri è stato l’allenatore dei miei inizi e della fine: a Napoli finimmo quarti al primo anno senza Diego giocando un bel calcio offensivo. Antonio, invece, è stato un compagno di Nazionale da rispettare e un avversario molto tosto. C’è affetto con tutti e due. E ne sono orgoglioso».
Anche Ranieri e Conte sono grandi amici, come sa. Ma quanto sono diversi? «Ranieri ha un impatto molto importante sul gruppo con mezzi e sistemi diversi da Antonio: uno è più sereno, tranquillo, punta sul dialogo; l’altro è più intenso, esigente, lavora moltissimo a livello fisico. Però sa cosa?».
Cosa.«Con metodi diversi ottengono il massimo dal gruppo. E questo li accomuna».
I tifosi del Napoli la chiamavano Zoladona. Oggi c’è Kvaradona.
«Kvara è molto bravo: è determinante con la palla, sa fare gol e assist ma si mette tanto a disposizione della squadra. Mi è sempre piaciuta questa cosa».
Kvara contro Dybala: sfida chiave di Napoli-Roma? «Sono entrambi capaci di decidere la partita. Dybala è un giocatore fantastico, di enorme intelligenza calcistica. Avrebbe potuto incidere di più, purtroppo è stato limitato dai problemi fisici. Peccato. Comunque, saranno tanti i giocatori importanti in campo. Il Napoli ne ha diversi».
Le piace McTominay? «Tra i colpi migliori dell’ultima estate. Qui, in Inghilterra, non si capacitano di come abbia fatto lo United a lasciarlo andare. Fanno fatica a capirlo, forse è una scelta dovuta al Fairplay finanziario. Non è stata digerita tanto».
E ancora: Lukaku contro Dovbyk. «Due prime punte molto forti fisicamente. Lukaku magari è più veloce e bravo in campo aperto, ma entrambi determinano molto. Romelu, per Conte, è una chiave».
Le piace il campionato? «Molto bello, pieno di competizione e senza un padrone. Inter e Juve stanno crescendo. Il Napoli manterrà questo livello fino alla fine. L’Atalanta quando è in giornata può battere anche il Real e il City. E poi complimenti a Baroni e Palladino per quello che stanno facendo con Lazio e Fiorentina».
Il Milan è già fuori dai giochi? «Troppo presto, no. Ha ottime potenzialità ma deve risolvere qualche problemino. La mia favorita resta l’Inter, ma avrà vita dura».
Il Napoli può sognare o deve credere?«È primo in classifica, ha un organico di primo livello e un grande allenatore. Ha cominciato da poco, ma le squadre di Antonio vanno sempre in crescendo».
Le piace la Nazionale? «Sta facendo molto bene, ma servono più cartucce dai settori giovanili». E la nuova formula della Champions? «Tra un po’ vi dirò se mi piace».
La sua vita in Lega Pro? «Quella si, moltissimo. Sono davvero contento. Ha potenzialità enormi, io la definisco: paradiso per i giovani. Un campionato dove i più giovani possono imparare e giocare a buon livello, confrontandosi con calciatori più navigati. È un’esperienza straordinaria».