Inter-Napoli: Conte tra passato e presente

Dopo lo scudetto con l'Inter e una finale persa, il tecnico salentino affronta il suo passato a San Siro

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Si dice che si torna sempre dove si è stati bene. Ma stavolta quella di Antonio Conte a Milano non sarà certo una visita di cortesia, anzi. Stavolta non busserà alla porta con un mazzo di fiori o una scatola di cioccolatini. Si presenterà da allenatore del Napoli e andrà ad occupare una panchina che non conosce, perché destinata alla squadra ospite. Eppure c’ è stato un tempo in cui lo stadio Meazza era casa. In cui fu scelto per dare slancio a un progetto che cresceva di anno in anno, ma che non riusciva a trovare un punto di svolta per decollare. E allora l’Inter di Steven Zhang e del neo ad Beppe Marotta decise di puntare sul meglio in circolazione, per andare di nuovo a caccia di titoli. Antonio Conte ritorna a Milano nell’arco di pochi giorni, ma stavolta affronterà il suo passato, quello neroazzurro.

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Qui è stato capace di far ricredere il popolo interista, che lo aveva accolto con un pizzico di scetticismo per quel passato juventino che è parte del suo Dna e che mai si potrà cancellare. Ma poi c’è il professionista Conte, un allenatore garanzia di successo e di qualità del lavoro. E c’è anche l’uomo Antonio, capace di entrare nella testa dei suoi giocatori e di ottenere il meglio da tutti.
All’Inter ha riportato la cultura del successo, ha avviato un percorso che oggi sta portando avanti Simone Inzaghi (allenatore che ha vinto lo scudetto proprio dopo Antonio). E a Napoli è arrivato con il preciso compito di ricostruire a suo modo dalle macerie. Come? Lavorando, lavorando e lavorando ancora: il motto tipico del milanese nella tradizione popolare nemmeno troppo antica. «Amma faticà», che è una traduzione napoletana del «Lavurà» molto milanese. E i risultati sono già clamorosamente evidenti: in poco più di due mesi ha dato un nuovo orizzonte al progetto Napoli, riportando gli azzurri in testa e dando una nuova dimensione internazionale al club.
All’Inter perse una finale di Europa League al primo anno (clamoroso in quella partita un errore di Lukaku, che ricordi) per poi vincere lo scudetto al secondo tentativo. Era il titolo numero diciannove della storia del club di viale della Liberazione, e con quel trionfo ha conquistato definitivamente il cuore dei tifosi nerazzurri. Adesso è alla guida del rinato e rinnovato Napoli che Aurelio De Laurentiis gli ha consegnato dopo l’annus horribilis del tridente in panchina Garcia-Mazzarri-Calzona.
A San Siro il tecnico salentino torna guardando l’Inter dall’alto, con un solo punto di vantaggio rispetto alla formazione di Inzaghi, allenatore scelto dalla dirigenza neroazzurra proprio perché il suo 3-5-2 era il più simile all’idea tattica di Conte. In quella che era la sua casa si sentirà un po’ meno nemico rispetto ad altri stadi.
Conte era arrivato all’Inter fortemente voluto dall’ad Beppe Marotta, con cui aveva messo le basi per la dinastia della Juve: insieme hanno vinto i primi tre scudetti dell’era Andrea Agnelli, chiusa con nove tricolori consecutivi. Aveva preso il posto di Luciano Spalletti e aveva voluto con sé Lele Oriali, una bandiera interista con cui si era legato ai tempi della Nazionale e che adesso continua a lavorare al suo fianco anche in azzurro. Ma il Conte milanese era totalmente distante da quello di oggi.
A Napoli vive in centro, si fa vedere in giro anche se mascherato sotto al cappello e agli occhiali da sole. Mangia la pizza e non disdegna foto e selfie con i tifosi. Vuole vivere la passione della gente e respirare l’entusiasmo dei napoletani. A Milano, forse anche per il passato bianconero ancora fresco, si concedeva poche uscite, quasi sempre nei ristoranti fidati tra centro e CityLife, dove aveva scelto di vivere insieme alla famiglia. Un solo minimo comune denominatore con le abitudini di oggi: la cultura per il lavoro che all’epoca lo teneva praticamente fisso ad Appiano Gentile e oggi lo trattiene per ore e ore nel centro sportivo di Castel Volturno.
E se dovesse ripensare a una data particolare per quella avventura, sicuro penserebbe al 21 febbraio, giorno del suo ultimo derby milanese: quello 0-3 in casa del Milan significò il sorpasso in classifica e inizio di una lunga fuga scudetto. Adesso vuole aggiungere una nuova data al suo calendario delle ricorrenze felici: il 10 novembre. Inter-Napoli probabilmente non varrà lo scudetto perché è ancora presto, ma rappresenta un mattoncino fondamentale per costruire un sogno a tinte azzurre.
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