Soffrire. Sporcarsi le mani. Resistere per poi colpire e allungare temporaneamente in classifica: +5 sull’Inter e +6 sulla Juventus che si sfidano oggi al Meazza mentre nelle retrovie si trova il Milan, tra due giorni avversario al Meazza.
Questo è il Napoli di Conte, la squadra leader del campionato che con fatica e tenacia riesce a vincere partite complicate oltre il previsto, come quella col Lecce che si è presentato al Maradona tutt’altro che appesantito dalla mortificazione dei sei gol subiti dalla Fiorentina. E infatti l’ampio possesso palla del Napoli – 66 per cento – nel primo tempo è stato sterile, prima che nella ripresa si ripetesse il copione di Empoli: il gol decisivo dopo due cambi. A segnarlo Di Lorenzo, a cui il Var aveva annullato una rete al termine di un’azione confusa nel primo tempo.
E infatti, esultando per l’1-0, il capitano ha disegnato ironicamente con le mani un televisore. È stato perfetto, Di Lorenzo, a cinque mesi esatti dalla partita col Lecce che aveva concluso lo scorso infelice campionato: dagli spalti, quella domenica, i tifosi del Napoli lo avevano sonoramente fischiato, stavolta c’è stato un boato per quel tocco da tre punti. La capolista contro la penultima ha dovuto faticare fino alla fine perché il Lecce non si è afflosciato dopo lo svantaggio, ha anzi raddoppiato gli sforzi alla ricerca del pareggio. Ma Conte lo aveva detto all’inizio della stagione: lo slogan “Amma fatica’” era un messaggio chiaro per tutti, dai giocatori ai tifosi.
Il tecnico aveva limitato il turnover a due cambi, escludendo all’inizio gli esterni Politano e Kvara, due titolarissimi. I loro sostituti Ngonge e Neres hanno fatto male: diversamente avrebbero dovuto giocarsi questa chance. Il Napoli ha patito anche di più rispetto ad Empoli. Sofferto approccio alla partita, ciò che Antonio non vuole, in attesa di quel momento in cui si potrà togliere il cartello lavori in corso e avere il senso dell’esatto peso della squadra e delle sue prospettive. Diranno molto le prossime quattro partite. Il Napoli sfida tre avversarie d’alta classifica (Milan, Atalanta e Inter) oltre alla Roma che non riesce ancora trovare la propria dimensione. Si attende che la capolista – o più precisamente: alcuni suoi giocatori – raggiunga una condizione fisica superiore a quella attuale e che si eliminino questi primi tempi rischiosi. Ci sono meccanismi che devono essere innescati prima. Ad esempio, Lukaku non ha inciso fino al gol di Di Lorenzo, poi ha tirato fuori alcuni numeri che avrebbero potuto consentire alla squadra di raddoppiare e di piazzare il colpo del ko.
I numeri non dicono sempre tutto, comunque colpisce il dato relativo ai gol del Napoli. Ne ha segnati 16, dei quali 11 nel secondo tempo, quando gli avversari calano e Conte, con la sua esperienza e i suoi cambi, riesce a dare maggiore spessore alla manovra offensiva: alla fine i tiri nello specchio della porta sono stati 8 contro 2. C’è da capire se i primi tempi visti contro Empoli e Lecce (tanta fatica anche in quello con il Como ma McTominay aveva segnato dopo 25 secondi) possano dipendere dalla responsabilità del primato. L’uomo migliore per gestire questo eventuale peso è Conte, che ha recitato la parte del primo in classifica sia da calciatore che da allenatore e sa come eliminare questi eccessi di tensioni, da lui peraltro segnalati a fine partita. Anguissa ha spiegato che questo condottiero non ha bisogno di alzare la voce con la truppa perché conosce i suoi uomini e si fida. Se il Napoli – non al top – è riuscito a realizzare una serie di 8 partite consecutive senza sconfitte, di vincerne 5 su 5 al Maradona e di tenere per ora a una significativa distanza Inter e Juve vuol dire che potrà fare ancora meglio quando Lukaku servirà assist e segnerà gol con più frequenza e Kvara riprenderà a brillare: sotto tono ieri il suo spezzone e non dipende dalla questione contrattuale, che peraltro si è trascinata a lungo e dunque converrebbe affrontarla con l’obiettivo di chiuderla raggiungendo un accordo che soddisfi le parti.
La forza del Napoli è nella certezza di avere una difesa solidissima (settima partita su nove senza subire gol) e più risorse in attacco, anche con quel Di Lorenzo che funziona benissimo da attaccante aggiunto. Questo straordinario pubblico – altro pienone a Fuorigrotta – sa che adesso c’è la capacità di superare i momenti di difficoltà e di vincere, seppure di misura. Ecco perché i confronti con Milan, Atalanta e Inter non devono far tremare le gambe agli azzurri: non si trovano lassù per caso. È vero che i rossoneri non hanno giocato a Bologna e saranno meno affaticati (oltre che con una partita da recuperare nel 2025) ma la classifica dice qualcosa di molto chiaro: i punti di distacco dal Napoli sono 8 e nessuno lo avrebbe creduto possibile dopo quel pomeriggio da incubo a Verona il 18 agosto, quando in campo si videro i fantasmi della precedente stagione, fortunatamente per l’ultima volta.
FONTE: IL MATTINO