Antonio Conte: la forza di un leader che trasforma

Il tecnico Leccese è specializzato nel rivitalizzare squadre abbattute

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Come sua abitudine, quasi fosse nel destino tracciare ogni volta un nuovo solco non potendo godere del precedente, Conte ha preso una squadra che aveva chiuso molto male il campionato. Accadde con la Juve che era finita settima a 24 punti dal Milan campione e portò subito a tre scudetti di fila. Con la Nazionale reduce dal flop in Brasile. Con il Chelsea decimo l’anno prima a 31 punti dal Leicester e subito vincente in Premier grazie a lui. Con l’Inter raccolta al quarto posto con Spalletti a 21 punti dalla Juve e subito seconda (a -1 dai bianconeri) e poi prima nel suo biennio. Infine col Tottenham preso in corsa a metà classifica e portato al quarto posto e l’anno dopo lasciato a fine marzo al quarto posto e finito ottavo. Antonio arriva, stravolge vecchi metodi, abitudini e mentalità, abbatte le comfort zone e si piazza in trincea, alzando subito l’asticella delle ambizioni attraverso il lavoro. Non gioca per partecipare, ma per vincere: sa che c’è sempre un percorso, meglio se brevissimo. “Chi ha tempo non perda tempo”, ama ripetere. Chiede tanto per primo a se stesso, quindi alla squadra e alla società: sa cosa serve a livello tecnico, strutturale, comportamentale e pretende intensità sul lavoro, impegno, concentrazione. Patti chiari, zero bugie, onestà nei rapporti con i singoli e con il gruppo. Duro ma leale. Il ‘Noi prima dell’Io’ è la regola aurea e grazie alla sua leadership ogni gruppo diventa un corpo solo, granitico. In pochi sanno creare come lui l’alchimia nello spogliatoio e tirare fuori la cattiveria agonistica individuale e collettiva per raggiungere gli obiettivi. Le sue vittorie sono tutte sudate, prima, durante e dopo. Perché non accetta cali di tensione: dopo un successo bisogna aumentare l’applicazione, altrimenti sarà impossibile bissarlo. Ma rifiuta l’etichetta di sergente di ferro e la teoria che i suoi allenamenti siano massacranti: “Una sciocchezza. Con me si lavora come si deve, non sono io che faccio lavorare troppo, semmai sono gli altri che fanno lavorare troppo poco”. Conte non fa sconti, per primo a se stesso, a costo di risultare un martello monotematico, anche se chi lo conosce bene sa che dietro il carattere forte, duro e un pizzico permaloso, si nasconde un uomo sensibile a cui piace ridere, scherzare e passare il tempo in modo conviviale.

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