ESCLUSIVA – Carlo Verna a CS: “Napoli, buon inizio ma manca ancora brillantezza. Quella volta a Bologna con Maradona…”
Carlo Verna, giornalista Rai e già presidente del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, è intervenuto ai microfoni di Calcio Sprint, trasmissione di approfondimento a cura de ilnapolionline.com in onda ogni lunedì e giovedì sulle frequenze di Radio iBR Scampia. Nel dettaglio, uno stralcio delle sue dichiarazioni.
Il tuo parere sull’inizio di stagione del Napoli e quali possono essere le prospettive per la squadra di Antonio Conte.
“Finora non si può dire che gli azzurri abbiano giocato al massimo, non ci sono state gare esaltanti: a Cagliari si è vinto 4-0 ma con tanta fatica, contro la Juventus si è portato a casa un buon risultato mostrando solidità pur senza essere scintillanti. Il secondo tempo della gara contro il Como è stato positivo in termini di solidità, dopo una parte iniziale dominata dai lariani, destinati a fare strada e per questo da tener d’occhio. Il nuovo corso iniziato quest’estate dovrà concretizzarsi visti i grandi investimenti effettuati dal presidente De Laurentiis, costretto a scelte forti dopo l’ultima disastrosa annata. Il non disputare le coppe europee costituisce, da un lato, un problema quando si ha un organico ampio in cui tutti devono essere valorizzati, mentre dall’altro offre un notevole vantaggio nella preparazione delle partite anche in rapporto alla nuova Champions League. Come si è visto lo scorso weekend, tutte le squadre reduci dagli impegni di coppa hanno poi avuto difficoltà. Quello che ha il Napoli è quindi un vantaggio enorme: ritengo che Conte sia obbligato a fare risultato per le condizioni in cui è stato messo di lavorare, mai viste per nessuno dei suoi predecessori. Dal tecnico salentino si deve quindi esigere, evitando di far affiorare i malumori all’interno dello spogliatoio che hanno contraddistinto l’ultima stagione”.
Quale particolare episodio della tua lunga carriera ricordi ancora oggi con maggior piacere?
“Ho un ricordo molto nitido del secondo scudetto del Napoli: mancava poco alla fine del campionato e gli azzurri, in lotta serrata col Milan per la conquista del tricolore, erano in silenzio stampa per preservarsi da alcune tensioni esterne, un po’ come fece l’Italia ai Mondiali 1982 dopo un girone poco brillante. In quell’occasione, il Napoli è chiamato ad effettuare il sorpasso ai rossoneri dopo la vicenda della celebre monetina che colpì Alemao durante la gara di Bergamo, vinta poi a tavolino: sono in molti però a dimenticare che, in quella stessa giornata (8 aprile 1990, n.d.r.), a Bologna non fu visto un gol dei rossoblu (realizzato da Marronaro, n.d.r.) contro il Milan. In questo scenario, due settimane più tardi al Dall’Ara si gioca proprio Bologna-Napoli: mentre gli azzurri disputarono una formidabile gara battendo agevolmente i felsinei (2-4 il risultato finale, n.d.r.), i rossoneri escono sconfitti dal match disputato in trasferta a Verona. Io, a Bologna, ero a bordocampo pronto ad intervenire cercando di coinvolgere al volo qualche calciatore sfruttando l’opportunità, a quel tempo concessa alla Rai, di entrare sul terreno di gioco in occasione di eventi particolari come quel match in terra emiliana, che segnò la svolta per il secondo scudetto. In quel momento, al triplice fischio, ho la fortuna di scorgere Maradona a tre passi da me. Faccio pochi metri e lo raggiungo: lui mi guarda con un’aria un po’ spaesata perché non sa se può parlare o no. Visto il momento esaltante e dovendo Diego orientare i suoi compagni di squadra in maniera estemporanea su come comportarsi, decide di rispondere alla mia domanda entusiasta, predicando intelligentemente grande prudenza in vista dell’ostacolo finale, la gara contro la Lazio della settimana successiva decisa dalla rete di Marco Baroni, attuale allenatore biancoceleste. Conservo ancora la foto di quella breve intervista a Maradona: la sua espressione facciale, a dispetto della risposta, denota la convinzione di aver ormai portato a casa lo scudetto. A distanza di tempo, quanto accaduto in Napoli-Verona del 2021 non si sarebbe mai verificato con Maradona: quando penso a quella partita me la prendo un po’ con tutti e con Insigne in particolare, perché da capitano a mio giudizio avrebbe dovuto trascinare il Napoli ad uscire dal campo con la maglia sudata, cosa che non si verificò: quando si arriva a pochi passi dall’obiettivo, bisogna tagliare il traguardo. Maradona, nel 1990, era convinto che l’avrebbe centrato insieme ai suoi compagni di squadra pur tenendo tutti sulla corda”.
Intervista a cura di Riccardo Cerino