Conte, Fabregas e il Chelsea: lo spagnolo svela l’aneddoto tra i due
Un campionato vinto insieme e tanti bei ricordi. Ecco le parole del tecnico del Como su Antonio Conte
Guarda un po’ chi si rivede. Se lo dirà certamente Cesc Fabregas venerdì pomeriggio quando sgorgerà la sagoma di Antonio Conte sul prato del Maradona. I due – oggi entrambi allenatori- si sono conosciuti ai tempi del Chelsea, quando l’italiano era il manager e lo spagnolo era un centrocampista dei blues. Si ritrovano in serie A da allenatori del Napoli capolista e del Como neopromossa e sorpresa di questo inizio campionato.
«Penso che con Antonio fosse la prima volta che vedevo qualcuno sapere esattamente cosa voleva. Sempre. È stato come andare a scuola. Lo giuro, ti diceva tutto esattamente nel dettaglio: cosa fare dal portiere fino all’attaccante che segna. Ti diceva cosa fare. Tutto», ha raccontato una volta Fabregas parlando del suo rapporto giocatore-allenatore con Conte ai temoi del Chelsea. «Per me è stato un modo diverso di fare calcio e all’inizio è stato difficile. Tanta corsa, tanta intensità. Con Conte la libertà non c’era, mi diceva dove dovevo passare la palla. Avevo 29 anni in quel momento, e giocavo già da 13 anni. Avevo giocato finali e vinto tanti trofei e lui mi diceva dove dovevo passare la palla».
Ma c’è poi un aneddoto particolare legato al rapporto tra il Fabregas giocatore e il Conte allenatore. Durante la sfida contro il West Bromwich nella stagione 2016-17 – chiusa con il trionfo finale – Diego Costa convinse l’allenatore a mettere in campo lo spagnolo per recuperare una partita che sembrava persa. «Nei primi tre mesi con Conte non ho giocato molto. Aveva chiarito che voleva un centrocampista con caratteristiche diverse. Giocava Matic, poi mi sono infortunato e ho avuto poco spazio. Poi siamo andati a giocare a Manchester col City, avevamo vinto 7 partite di fila. Conte mi ha detto che dovevo giocare, Matic era fuori. Vincemmo 3-1, feci assist a Diego Costa per l’1-1. Ho fatto capire al mister che potevo contare su di me».