Caro Osimhen, a Napoli we say: vo’ tené ‘a votte chiena e ‘a mugliera ‘mbriaca
Storia di una cessione sbagliata e mancata per colpa di tutti
In principio è stato il rinnovo, poi la clausola, poi i video su Tik Tok, poi le foto tolte da Instagram, ora la chiusura del mercato: Victor Osimhen avrà da interrogarsi in questi prossimi mesi da fuori rosa, se l’Arabia non si ripresentasse con un’offerta adeguata al nigeriano e al Napoli. Quando a dicembre firmò il nuovo contratto, poco prima di partire per la Coppa d’Africa, era sorridente insieme al presidente De Laurentiis, forse convinti entrambi di aver trovato la gallina dalle uova d’oro in quella clausola da 130 milioni. Ora, a distanza di 8 mesi, entrambi ne sono diventati prigionieri. Ma da cosa nasce questa cessione mancata che farà scuola per i dirigenti di mezzo mondo calcistico?
IL PSG FA SUL SERIO – In realtà Osimhen poteva partire la scorsa estate ma, vuoi per lo scudetto appena vinto, vuoi per la promessa di essere ceduto con un adeguamento contrattuale adatto al suo status da top player, alla fine è rimasto a Napoli con il desiderio di ripetersi e provare ad agguantare il Mondiale per Club. Forse da qui inizia la fine della storia con i partenopei. Il Psg era pronto a investire 150 milioni su di lui e, con il senno di poi, sarebbero stati molti utili questi soldi. No, il nigeriano resta e si discute sul rinnovo, ma già a inizio campionato si manifestano i primi problemi di insofferenza: plateale la sfuriata contro Garcia dopo il rigore sbagliato contro il Bologna e l’uscita dal campo, a cui segue un video su Tik Tok dove il Napoli ironizza su Osimhen e l’errore dagli undici metri. L’attaccante si offende ed elimina tutte le foto con la maglia del Napoli dal suo account. Reazione esagerata? Non sarà l’ultima.
ATTEGGIAMENTO SBAGLIATO – A Osimhen, nell’ultimo anno a Napoli, è mancata l’umiltà dei grandi campioni, che vogliono sempre migliorarsi e danno sempre il massimo per la propria squadra. Dichiarare di volere la Premier perché ti ritieni uno degli attaccanti più forti al mondo non è sbagliato, ma dopo solo uno scudetto vinto, forse andrebbero rivisti i termini e l’atteggiamento: Osimhen è apparso insofferente sul campo e fuori, con una società che, nel disastro totale della scorsa stagione, ha deciso di lasciargli carta bianca, creando un’evidente rottura nello spogliatoio con i compagni e gli allenatori che si sono dovuti adeguare anche ai suoi capricci. L’espulsione contro la Roma e la partenza anticipata per la Nigeria avevano già fatto insinuare i dubbi nel tifo partenopeo, poi la rabbia è esplosa quando, dopo un mese, è slittato il suo rientro a Napoli per sua volontà. Con un ingaggio da oltre 10 milioni l’anno e una squadra che stava andando allo sfascio, questa decisione non è stata presa bene da tutto l’ambiente, che si è sentito prigioniero dei vizi e capricci dell’attaccante, responsabile quanto i suoi compagni del disastroso cammino della scorsa stagione.
DULCIS IN FUNDO… – Nonostante una stagione con numeri impietosi (se confrontati a quella dello scudetto: 25 presenze, 15 gol e 3 assist in Serie A), Osimhen è diventato il centro del calciomercato del Napoli, convinto di essersi assicurato 130 milioni di euro, ma così non è stato: forse Calenda aveva convinto i partenopei e Osimhen che a giugno avrebbe avuto la fila dietro la porta e l’imbarazzo della scelta, ma ad accogliere il nigeriano è stato l’assordante silenzio del vuoto. La Premier League non si è fatta avanti seriamente se non nelle ultime ore di mercato, quando il trasferimento in Arabia non si è più concretizzato: il Chelsea ha presentato un’offerta al ribasso al giocatore per i paletti del Fair Play finanziario da rispettare ed ecco che il trasferimento non si è concretizzato. Osimhen ha rotto con il Napoli e la Premier gli ha voltato le spalle, mentre l’Al Ahli aveva già pronto Toney, consapevole che il trasferimento non si sarebbe davvero concretizzato e nemmeno il nigeriano ha spinto troppo per forzare la mano.
MANCANZE CARATTERIALI – Nel calcio non conta essere solo bravi, serve anche l’atteggiamento giusto per diventare un campione, soprattutto nel mondo mediale di oggi dove tutto ciò che si fa viene visto da tutti e giudicato. Ecco, la sfuriata in diretta contro il ct della Nigeria non gli ha fatto una buona pubblicità, a cui si aggiunge tutto ciò che è stato fatto dal nigeriano nell’ultimo anno e i dubbi sui continui infortuni che lo colpiscono periodicamente. A ciò, si aggiunge anche che Osimhen in campo spesso finisce per diventare avulso dal gioco se poco coinvolto, facendosi trascinare dalla rabbia se non servito. Questo mix esplosivo, difficile da gestire per chiunque, potrebbe aver convinto i vari club a non insistere troppo per l’attaccante, ma virare su altri profili più “tranquilli” e gestibili. A ciò si aggiunge anche il suo agente, che con le sue parole sui profili social non fa altro che irrigidire le posizioni dei club e l’opinione su Osimhen. Infine, se il nigeriano, come ha sempre dichiarato, voleva la Premier League, perché non accettare comunque un’offerta al ribasso per coronare il proprio sogno? Risposte non ne avremo, almeno per ora, sta di fatto che la rigidità di Osimhen gli ha impedito di trasferirsi al Chelsea con uno stipendio di poco ridotto, ma non misero come si potrebbe pensare. Forse il nigeriano non ha imparato l’italiano in quasi 5 anni in Italia, ma per le strade di Napoli avrà sentito un detto che gli sembrava facesse al caso suo: vo’ tené ‘a votte chiena e ‘a mugliera ‘mbriaca. Peccato che lui e Calenda siano rimasti intrappolati in una situazione ben adatta a un altro detto: avimmo perso Filippo e ‘o panaro. A buon intenditore poche parole.
di Simona Ianuale