Il progetto di Antonio Conte in stile Premier League

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Non  c’è quotidiano inglese che non abbia inserito il Napoli tra le favorite  della Serie A, o comunque tra le squadre che meritano un’attenzione  speciale. La motivazione è stata uguale per tutti, ha un nome e un  cognome: Antonio Conte. In Inghilterra nessun giornalista lo ha  dimenticato. Hanno imparato a non sottovalutarlo. Raccolse il Chelsea al  decimo posto, dopo un’annata disastrosa, e lo portò alla conquista  della Premier. Ogni riferimento alla situazione del Napoli non è affatto  casuale. Neanche la parentesi in chiaroscuro al Tottenham (buona la  prima stagione) ha offuscato la sua stella. C’è timore reverenziale nei  suoi confronti. E lui non ha mai nascosto la passione per quel calcio  che sente più affine alla sua visione: decisamente meno tattico e molto  più agonistico. Il calcio che gli è sempre piaciuto. Ad alta e ad  altissima intensità.       È il motivo per cui non sorprende che Conte  abbia portato in Serie A un centrocampista distante anni luce dal gioco  del nostro campionato. Scott McTominay è un prodotto in purezza del  calcio inglese. Ha giocato solo lì. Per di più sempre e solo con una  maglia: quella del Manchester United. Uno di quelli che mangiano l’erba.  Che non si arrendono mai. Che non tirano dietro la gamba. Che corrono  all’indietro a recuperare e poi te li ritrovi in area avversaria che  provano la zampata su un cross. Emblema e bandiera del calcio senza  attendismi. È  così che Antonio Conte vuole che giochi il suo Napoli. Domenica sera,  contro il Bologna, qualcosa si è visto. Soprattutto dopo la rete di Di  Lorenzo. Quel doppio pallone recuperato da Anguissa e Lobotka ha  infiammato il Maradona come se fosse stato un gol. Conte ha in mente un  progetto, non a caso ripete incessantemente la parola ricostruzione. E  nella sua testa il Napoli dovrà avere caratteristiche da Premier League.  Gli statistici della domenica amano soffermarsi sul possesso palla e  altre amenità. Chi frequenta più da vicino gli spogliatoi sa che le  statistiche più interessanti sono quelle relative agli scatti ad alta e  ad altissima intensità che i calciatori riescono a produrre nell’arco di  un match. Nel calcio contemporaneo la differenza la fai con gli  strappi. Più hai la forza e la capacità di giocare ad altissima  intensità, più hai possibilità di vincere. È questa l’idea di Conte. Ha portato in Italia McTominay. E ha riportato in Serie A Luka ku,  un signore che delle ultime dodici stagioni otto ne ha giocate in  Premier. Tra West Bromwich, Everton, Manchester United e Chelsea. Forse,  per i suoi gusti, ultimamente Romelu ha frequentato persino troppo  l’Italia. Conte lo vuole centravanti da Premier. Che fa a sportellate.  Che  riparte in velocità. Che sfibra gli avversari costretti a tenere a bada  un colosso di muscoli. Anche Buongiorno, che in Inghilterra non ha mai  giocato, rientra in questo disegno: è un difensore implacabile, sempre  sull’anticipo, che aggredisce per arrivare primo sul pallone.  L’idea  è quella di un Napoli all’inglese. Che mangi il campo. Che non si  risparmi. Ogni scelta va in questa direzione. La testa e il lavoro sono  già alla dimensione internazionale del Napoli.

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