Il Mattino oggi in edicola traccia un identikit di Antonio Conte, prossimo ad essere annunciato quale nuovo allenatore del Napoli. La Premier vinta alla guida del Chelsea nel 2017 è stata la sua consacrazione anche al di fuori dei confini nazionali, quella che gli è mancata con le coppe, visto che ha ancora l’amaro in bocca per la finale di Europa League persa contro il Siviglia nell’agosto 2020. Stava costruendo l’Inter da scudetto, quella che avrebbe dominato il campionato successivo grazie allo strapotere della Lu-La (Lukaku-Lautaro), coppia d’attacco schiacciasassi. A proposito di Inter, il carattere fumantino di Conte lo ha tenuto sempre al centro di liti, beghe e scambi di amorosi sensi con gli allenatori rivali. Su tutti Mourinho, dal quale ha ereditato le panchine proprio di nerazzurri e londinesi. I due non si sono mai presi e ogni occasione è stata quella buona per beccarsi a distanza. «Chi vince scrive, chi arriva secondo ha fatto un buon campionato, ma non la storia», ha sempre detto Conte che della vittoria e del successo ha fatto il mantra della sua carriera. In Serie A (con Juventus e Inter) non è mai sceso sotto il secondo posto, vincendo 4 scudetti in 5 stagioni (fatta salva l’avventura di 13 panchine con l’Atalanta da settembre 2009 a gennaio 2010). Adesso ripartirà da Napoli con l’ambizione di centrare l’obiettivo più importante: lo scudetto. Non avrà il peso delle coppe, come gli successe con la prima Juventus, quella degli invincibili del 2011-12, anno nel quale arrivò in fondo anche in Coppa Italia (trofeo che ancora gli manca da allenatore). In azzurro metterà la sua voglia e la sua motivazione, provando a riportare in alto il morale di una squadra che nell’ultima stagione è apparsa spenta. Lo farà con il suo metodo da «sergente di ferro», alzando la voce quando necessario e tenendo sempre tutti sotto pressione. Napoli non è un ripiego, anzi, è una grande sfida da prendere al volo. E Antonio Conte lo ha capito subito.