Dopo ventuno giorni di polemiche e tensioni, secondo quanto riportato dal Corriere dello Sport oggi in edicola, il decreto nato dalla sinergia tra il ministro per lo Sport, Abodi, e quello dell’Economia, Giorgetti, ieri ha avuto il benestare del Consiglio dei ministri. D’ora in avanti il calcio dovrà consegnare i libri contabili a una commissione esterna, di nomina in gran parte politica (3 componenti su 5 scelti dal governo, 2 in una rosa di nomi proposta dalle federazioni) e creata con l’intento di fare pulizia in un mondo indebitato che continua a dare il cattivo esempio. Tutti d’accordo sull’obiettivo – la sostenibilità – mentre è lo strumento ad aver alimentato divisioni. «La commissione farà valutazioni oggettive, le federazioni prenderanno decisioni» ha ribadito ieri Abodi in conferenza, ricordando che i criteri saranno studiati insieme e il governo «non intende occupare lo sport». «La storia dirà se questo provvedimento migliorerà o meno i campionati» l’amara riflessione del presidente del Coni, Malagò, deluso per il rifiuto della proposta di venerdì scorso della Giunta (nomine divise, con istituzione di un albo). Fonti dell’Esecutivo ritengono viceversa che, andando avanti per la propria strada, Abodi e Giorgetti abbiano dimostrato come fosse prioritario cambiare registro anziché «starte a contrattare su nomine e centri di poteri».
Dentro a un testo abbinato ad altre disposizioni urgenti in materia scolastica, sono finite sei questioni che riguardano lo sport: dalla commissione alle elezioni dei presidenti federali che oltre il terzo mandato dovranno ottenere il 66% per restare in sella (nuove votazioni e nessun ballottaggio se esistono più di due candidature e uno dei nuovi non raggiunge il 51%), dal lavoro sportivo all’antidoping, fino a un provvedimento per le società quotate in borsa e all’affidamento dei poteri commissariali all’ad di Simico per alcune opere delle Olimpiadi di Milano-Cortina, finite sotto la lente della procura per corruzione e turbativa d’asta.
La Commissione per la verifica dell’equilibrio economico e finanziario dei club, che manderà in pensione Covisoc (calcio) e Comtec (basket) e che Figc e Serie A ritengono un’ingerenza della politica, persino illogica alla luce delle scadenze sui controlli fissate il 30 aprile a campionati in corso (per il governo fotograferanno semplicemente la situazione, a prescindere dalla categoria futura), certificherà le regolarità delle gestioni e determinerà le licenze. Quindi le iscrizioni ai tornei. Farà tutto questo con 30 dipendenti e un budget di 3,5 milioni l’anno pagato da Figc e Federbasket per 1,9 milioni e dai club per 1,6. Della commissione faranno parte i numeri uno di Istat e Agenzia delle Entrate, più altre cinque figure di spicco: tre scelte dal ministro per lo sport di concerto con il Mef e con l’ok delle commissioni parlamentari, gli altri due individuati tra le proposte di Figc e Fip d’intesa con le leghe. «L’autonomia non è in pericolo», il pensiero di Petrucci, numero uno della pallacanestro che ha differenza del litigioso mondo del calcio ha saputo creare un fronte comune (e di successo) federazione-lega. E mentre Gravina ha preferito non commentare il decreto, augurandosi che tramite l’iter parlamentare possano arrivare delle correzioni, Petrucci si è detto «infastidito per l’accordo Coni-Figc» e contrariato «per il fatto che il basket sia finito in secondo piano rispetto al calcio nella decisione presa venerdì scorso dalla Giunta».