Tarallo: “ADL ha scelto di rimanere da solo, ha smantellato una struttura vincente”

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A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Carlo Tarallo, giornalista de “La Verità”. Di seguito, un estratto dell’intervista:

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Che stagione è stata quella degli azzurri?

“Ho archiviato questa stagione da tempo, non incide può sul mio umore. Ho fatto un esercizio di autocoscienza. Quello che abbiamo dovuto scontare quest’anno, soprattutto in casa, è stato veramente qualcosa di inaccettabile. Non è assolutamente accettabile. Non c’entra nemmeno lo scudetto dello scorso anno. Un cammino fatto solo di sconfitte, brutte figure e litigate che non dovrebbero interessarci ma che servono a giustificare comportamenti che, dunque, non sono da professionisti. Quelli che avevano meno colpe di tutti, forse, sono proprio i tre allenatori.

Anche Guardiola avrebbe avuto problemi a fare girare una macchina inceppata in tutte le sue componenti. Ho letto la trascrizione della conferenza stampa di Calzona. Ha detto di essersi ritrovato a dover gestire difficoltà non di campo. È vergognoso che un simile compito debba gestirlo un allenatore. A farlo dovrebbe essere la dirigenza che, però, è stata azzerata. Una classe di liceo lasciata senza insegnate per tutto l’anno. Poi, ci meravigliamo che venga bocciata”. 

Cosa si aspettava di trovare Calzona?

“Adesso, posso leggere meglio la sua esperienza. Si è giocato un biglietto del Superenalotto. Non aveva mai allenato una squadra di A. Ci ha provato ma, forse, nessuno gli ha spiegato a cosa andasse incontro o, diversamente, può aver provato un azzardo. Chiaramente, è andato a sbattere anche lui”. 

Si dice che Calzona, nelle dichiarazioni del post gara di Firenze, avesse preparato tutto e leggesse da un biglietto le bordate al presidente…

“Che Calzona leggesse o meno un biglietto, se posso dire quel che penso, mi sembra sia tutto un proliferare di pizzini. Spalletti che dice ‘non posso dirvi cosa sia successo’, Calzona che legge un biglietto, De Laurentiis che fa una conferenza che sembrava una cosa a metà tra una commedia e una tragedia greca. Il rispetto verso il tifoso, o il cliente, dove sta? Immaginate di andare al supermercato sotto casa, e sentire il titolare che vi insulta, o che vi dice di alimenti in vendita ormai scaduti. Noi, siamo in un regime di monopolio. La società del Napoli ha il monopolio della nostra passione, ma gestisce il club come una bancarella del torrone”. 

Il problema più grosso del Napoli è che c’è ancora un solo uomo al comando?

“È stato lui a voler restare da solo. Nessuno ha obbligato De Laurentiis, dopo l’addio di Giuntoli, a non prendere un altro dirigente di spessore. Nessuno, dopo l’addio di Spalletti, l’ha obbligato a non prendere un allenatore di spessore. Sono state delle scelte, non il destino. Giuntoli aveva detto a gennaio di voler andare via, così come Spalletti l’aveva detto un anno prima. Non è la voragine che ti si apre per strada mentre guidi. È stata scientificamente smantellata una struttura vincente. È come se, in un’attività, si licenziassero tutti dirigenti perché si vuol fare tutto in proprio. Non si riuscirebbe mai, però, in tale impresa. Purtroppo, siamo anche afflitti dalla sindrome del ‘dividi et impera’. C’è chi è contro il presidente, chi contro i calciatori o l’allenatore”.

Quando un tifoso urla improperi contro Di Lorenzo seguiti da un “Viva De Laurentiis!”, come avvenuto prima della sfida di Firenze, siamo dinnanzi ad una sorte di Sindrome di Stoccolma?

“Quel signore andava ricoverato! In una situazione come questa, anche tale episodio è l’emblema di una disfatta totale. C’è da fare un mea culpa per tutti, anche da parte di noi giornalisti. Chiamo ad una responsabilità gerarchica. Come è normale che, in caso di vittoria, c’è chi si assume i meriti, lo è anche che, in caso di insuccesso, ci debba essere qualcuno che si assume le maggiori responsabilità”. 

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