L’ex allenatore ha dedicato un capitolo della sua autobiografia al presidente: «Noi differenti per sempre»

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«Siamo due persone diverse e resteremo sempre diverse. E’ chiaro? Posso chiarirlo ancora di più». Sono passati quasi due anni dallo strappo con De Laurentiis, consumato dopo la festa per il terzo scudetto, e Spalletti non riesce a dimenticare i mesi di quella difficile convivenza. Ha scritto tutto con il giornalista Giancarlo Dotto nel libro “Il paradiso esiste… Ma quanta fatica”, che uscirà a inizio maggio per Rizzoli.

E, parlando a un convegno a Rimini, si è soffermato sul capitolo dedicato al presidente che bussò al suo appartamento al Bosco verticale di Milano mentre Gattuso stava concludendo la missione col Napoli, primavera del 2021. «Si intitola “Il Sultano e il Contadino”…». Dove il sultano – «autorità assoluta» secondo il dizionario Treccani – è De Laurentiis e il contadino è lui, Luciano, che ama la campagna di Montaione: tra la terra e gli animali trascorre i suoi giorni lontano dal calcio e dalla Nazionale che vuole riportare al Mondiale. Lo sguardo è al futuro ma il bellissimo passato napoletano non si dimentica. Il ct, in virtù del terzo scudetto e del forte legame con Napoli, venne insignito del titolo di cittadino onorario nella Sala dei Baroni al Maschio Angioino, là dove De Laurentiis nove mesi prima aveva detto: «Spalletti resterà il prossimo anno sulla panchina del Napoli». E invece Luciano, a un passo dallo scudetto, aveva già deciso di andare via a causa di un rapporto sofferto e di una Pec che secondo il club avrebbe dovuto vincolarlo per la successiva stagione.

 

«INSIEME NELLA STORIA»

Un capitolo dedicato a De Laurentiis, altri agli anni e ai personaggi di Napoli, la città che entrò subito nel cuore dell’allenatore. «Io e De Laurentiis? Abbiamo passato insieme dei momenti bellissimi, indimenticabili, che rimarranno per sempre nella storia. E io sarò sempre al suo fianco in questa storia qui. Ma fuori da questa storia no. Fuori da quella storia siamo due persone diverse e rimarremo sempre diverse». Distanti, invece, non saranno mai Spalletti e Napoli. Spiegò: «In Italia non avrei potuto allenare un’altra squadra». Sull’avambraccio sinistro Luciano aveva fatto tatuare lo scudetto e il simbolo del Napoli. L’indelebile marchio di un amore, confermato a quasi due anni dallo scudetto – vinto dopo una straordinaria cavalcata il 4 maggio 2023 a Udine – durante l’evento al Palacongressi di Rimini. «Io e Napoli? Qualcosa di incredibile, davvero incredibile. Quando i tifosi iniziarono ad addobbare la città a me veniva un po’ di tensione perché pensavo: e se poi non riesco ad arrivare in fondo e a vincere, cosa racconto a queste persone? Ogni tanto tiravo giù il finestrino della mia famosa Panda e mi mettevo a urlare: “È presto”. C’erano tifosi che mi riconoscevano e mi tenevano là per due ore, non c’era verso di liberarsi da questo abbraccio e da questo amore».

INSIEME PER LA STORIA

Il dopo-Spalletti è stato traumatico a causa degli errori commessi (e ammessi) da De Laurentiis nella stagione 2023-2024. A costo di uno sforzo economico e tecnico, il Napoli doveva ripartire da un Principe della panchina. Ed è arrivato Conte, quattro scudetti italiani e una Premier nel suo curriculum. De Laurentiis non fa invasioni di campo, anche perché i paletti eretti da Antonio sono belli alti a Castel Volturno. È intervenuto sui social qualche volta per supportare le prese di posizione dell’allenatore a cui ha affidato un mandato triennale. Quello che Conte rispetterà perché vuole scrivere pagine di storia del Napoli. Non c’è possibilità di equivoci sulla sua posizione. E il contratto non è l’unica ragione. Antonio si è legato alla città e ha firmato anche questo patto d’amore.  Fonte: Il Mattino

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