Certe notti sembrano fatte apposta per accarezzare i sogni. Ma a volte, quei sogni svaniscono appena cominci a crederci davvero. È quello che è successo al Napoli al “Renato Dall’Ara”, in un lunedì sera carico di adrenalina e promesse. Gli azzurri avevano la chance d’oro: portarsi a -1 dalla vetta dopo il passo falso dell’Inter a Parma. Ma ancora una volta, si sono fermati sul più bello. Bologna-Napoli finisce 1-1, un pareggio che lascia l’amaro in bocca, soprattutto dopo un primo tempo sontuoso.
Il gol che aveva illuso tutto il popolo napoletano arriva al 18’: André-Frank Zambo Anguissa si trasforma in un gigante. Parte da centrocampo, si scrolla di dosso Miranda, manda fuori giri Skorupski e deposita in rete a porta vuota. Un gol da gladiatore, da leader. Da chi ha fame. Un primo tempo in cui il Napoli sembra padrone del campo, con McTominay e Di Lorenzo vicinissimi al raddoppio. Ma la legge non scritta del calcio torna puntuale: se non chiudi la partita, la paghi.
Nella ripresa, cambia tutto. Il Napoli si abbassa, si spegne, quasi scompare. E il Bologna, che aveva già sfiorato il pareggio con Aebischer nel recupero del primo tempo, prende coraggio. Al 64’ arriva la magia: apertura geniale di Miranda, cross di Odgaard e colpo di tacco delizioso di Ndoye. Una carezza che sbatte sulla traversa e si infila in rete. È 1-1, ed è giusto così. Perché il Napoli ha lasciato troppo campo, troppa iniziativa, troppo cuore agli uomini di italiano
Nel finale succede di tutto. Scuffet salva tutto su Holm, Ravaglia risponde due volte su Raspadori e Rrahmani. Ma il risultato non cambia. Il Napoli torna a casa con un punto e una lezione: per vincere lo scudetto non bastano i lampi, servono i 90 minuti. Servono fame, cattiveria, coraggio. Sempre.
Conte, oggi squalificato, resta a -3 dalla vetta. Il calendario ora è più agevole, ma il margine d’errore è azzerato. Servirà un Napoli intero, non a metà. Perché i sogni vanno inseguiti, ma anche difesi. Fino all’ultimo respiro.
A cura di Jo D’Ambrosio