Ci ha pensato Conte a far suonare la sveglia. Dopo lo 0-3 di Verona, piombò nello spogliatoio. «Io ne ho vinti 10 di campionati e ho ancora fame, voi con la testa siete ancora a quell’unico che avete conquistato…». Le corde giuste. Usate da Conte e Oriali. Anche a Como, dopo l’1-2, sono risuonate le stesse urla. La vecchia guardia è quella che brilla: Meret para i rigori, Di Lorenzo e Politano hanno ridisegnato la fascia d’oro, Rrhamani con Buongiorno è tornato ai livelli che aveva con Kim, Lobotka sembra un regista alla Pirlo.
Questo è un gruppo che raggiungerà Bologna da secondo in classifica e sarà colmo di ambizioni, di occhi di tigre, come se fosse un altro gruppo, un’altra squadra rispetto a quella di Mazzarri e Calzona. In fondo, lo è. Garcia aveva capito, voleva rivoluzionare tutto. Ma i tempi non erano maturi. Conte lo ha fatto grazie alle sue doti sciamaniche prima ancora che tecniche e strategiche. Ora si sente solo dire da qualsiasi giocatore che «con Conte è cambiato tutto» e che per lui «sono pronti a buttarsi nel fuoco». Perché quelli della vecchia guardia ne hanno visti passare tanti, di allenatori (Meret fu voluto da Ancelotti), ma mai sono stati folgorati così. Politano, Anguissa, Rrhamani sono stati del tutto rigenerati mentre Juan Jesus, dopo dodici mesi terribili ed esitanti, si è rivisto scintillante: l’errore fu quello di considerarlo un titolare. Era una riserva. Una top riserva.
Fonte: Il Mattino