Savoldi sulla lotta scudetto: “La differenza la farà la testa, il Napoli se la gioca ad armi pari”

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Dici “mister due miliardi” ed inevitabilmente pensi a Beppe Savoldi. L’ex attaccante del Napoli (77 gol in quattro anni all’ombra del Vesuvio dal 1975 al ‘79) fu acquistato proprio dal Bologna. La sua intervista a Il Mattino: 

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Oggi Savoldi sta vivendo con passione il testa a testa per lo scudetto tra Inter e Napoli e punta forte sugli azzurri.
«Se la giocano alla pari: 50 e 50. Secondo me non c’è differenza tra le prime due della classe in questo momento. La differenza la farà chi saprà rimanere più saldo e tranquillo nelle ultime gare. Che sono quelle che contano».
Cosa conta di più?
«L’aspetto mentale. Perché è quello che ti da più sicurezze e certezze. Ed è proprio quello che deve sfruttare il Napoli.
In che senso?
«Il Napoli deve concentrarsi soltanto sulla corsa scudetto perché non ha le “distrazioni” delle coppe. È un vantaggio importante, può prepararsi meglio. Si tratta di un aiuto enorme».
Il prossimo turno però si va a Bologna, non certo una gita di piacere…
«Si è vero, però l’Inter già ieri ha giocato in coppa Italia un derby che ti prende sempre più energie e poi è impegnato nella fase clou della Champions. Per non parlare del fatto che un giocatore può accusare un calo, un altro può infortunarsi e così si perde qualche leader in campo e nello spogliatoio. Sono tanti i fattori ancora in gioco ed il Napoli che ha questi “vantaggi” deve provare ad approfittarne».
Proviamo ad entrare in una macchina del tempo: Savoldi come Lukaku, si rivede in questo parallelo? «Intanto lui sta giocando, io non più (sorride). In ogni caso siamo giocatori dalle caratteristiche completamente diverse. All’epoca fu costruita una squadra per sfruttare le mie doti di rapinatore d’area di rigore oltre a quelle del gioco aereo che pure era una mia peculiarità. Lukaku fa un altro tipo di lavoro. Ma è chiaro che ci hanno preso per vincere. Lukaku ci sta riuscendo io no, purtroppo…».
Ma vinse una Coppa Italia e la classifica cannonieri di un’altra competizione tricolore (del 1978).
«Ed ero arrivato capocannoniere dal Bologna a pari merito con Pulici e Rivera. Avevano pensato che portando Savoldi, che garantiva un certo numero di gol, si potesse coronare il sogno tricolore. Ed invece non fu così. Vinicio disse che non era la stessa squadra dell’anno precedente e poi via-via si è sfasciato un po’ tutto. Poi è stato un susseguirsi di allenatori in quegli anni».
Un po’ quello che è capitato di recente, nella stagione post scudetto…
«Non a caso Conte quest’anno è stato il solo allenatore sulla panchina del Napoli e non certo i tre o quattro che si sono alternati nel dopo Spalletti. Il vantaggio che ha Conte è dettato dalla sua esperienza, dal carisma che ha suoi giocatori e poi ha fatto parlare i numeri. Potenza dei risultati, quando fai bene zittisci tutti. Il tutto grazie anche ad una grande solidità di squadra».
Tornando al parallelo con Big Rom entrambi avete parlato con i gol.
«Io ho fatto il mio, magari potevo fare di più se la squadra faceva altrettanto. In quel periodo i napoletani erano gasati, eravamo un po’ tutti gasati».
Anche oggi l’ambiente è euforico. Con il Milan è arrivato il decimo sold out al Maradona.
«Lo so bene. Conosco bene la piazza di Napoli dove torno spesso in quanto socio di due-tre club che portano il mio nome. Sento gli umori, la passione e le sensazioni della gente. Non ho dubbi sulla spinta che possono dare i napoletani alla squadra».
Lunedì c’è il Bologna dove pure ha lasciato il segno… per chi tifa?
«Tifo sempre per le squadre in cui ho giocato».
E stavolta come farà visto che ha giocato con entrambe?
«Non tiferò per nessuna. Farò il tifo per chi gioca bene, per chi merita».
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