Napoli-Milan, tra ricordi e scudetto: Carnevale crede in Conte, ma l’Inter resta favorita

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Come fosse ieri, oppure come se fosse domenica prossima. Come se trentasei anni non fossero mai passati. Come se tra i ricordi non si notasse neppure un filo di nebbia. Quando Napoli-Milan era abbagliante, e del campionato ‘89-90 non s’avevano indizi, Andrea Carnevale provvide ad indirizzarlo con una doppietta, e con lui segnò Diego, in un 3-0 che resta e non solo come patrimonio personale. Perché quello è un tempo scolpito ovunque nei libri di calcio.

Da dove vuole partire, dal primo gol?

“Ma no, dal risultato finale: Napoli 3, Milan 0. Andate a rileggere le formazioni di quelle squadre, vedete chi c’era in campo da una parte e dall’altra. Notate come battemmo una corazzata mondiale, che aveva già conquistato la Coppa dei Campioni e lo aveva fatto da pochi mesi, che sarebbe poi stata eletta come la formazione del secolo o qualcosa del genere”.

Partite che non tornano?

“Magari sì, però quello è stato un momento d’oro del calcio italiano. Ognuno fece la rivoluzione a modo proprio: il Napoli con Maradona e un gruppo di giocatori che non erano sicuramente di secondo piano; il Milan con le idee Arrigo Sacchi. Nell’87 vincemmo noi il titolo, nell’88 toccò a loro, con la famosa partita del primo maggio, poi nell’89 all’Inter e nel ‘90 ancora noi”.

‘Andrea ed io come coppia tecnicamente non avevamo concorrenti. Diciamo così: avevamo una sintonia unica’. Chi lo ha detto?

“Antonio Careca. E forse aveva ragione. Io ho vissuto un’epoca che posso soltanto augurare a qualsiasi attaccante, perché mi è toccato in sorte Diego con Careca e con Giordano. E se uno si ferma un attimo a riflettere, senza neanche fare due conti, può dire solo: che attacco!”.

Vinceste e cominciaste a lanciarvi verso lo scudetto.

“Eravamo però all’inizio, c’era un campionato intero davanti a noi. Ma quella fu la molla, una motivazione enorme per credere in noi stessi. La sconfitta dell’88 aveva lasciato segni e poi ci battè l’Inter. Volevamo a tutti i costi quel secondo titolo. Serviva per arricchire la storia”.

La faceste, eccome. Può succedere pure adesso?

“Tre punti sono una partita, se riflettiamo. E l’Inter ha la Champions ed ora deve anche capire come stia Lautaro. Ma il Napoli ha la forza per rialzarsi dopo il pareggio di Venezia, certo inaspettato. Però va detto che certi equilibri sono difficili da rompere, anche le grandi – penso alla Juve o all’Inter o alla Lazio o all’Atalanta – hanno sofferto contro Di Francesco. Nove giornate sono poche e anche tante”.

E questa che valore ha?

“Può essere decisiva solo in caso di ulteriore rallentamento. Conte ha le conoscenze per indirizzare il finale come può. Se non sbaglio, dopo andrà a Bologna, poi giocherà un finale in discesa. Ha perso Kvara, ma ritrova Neres. Si può fare”.

In termini di percentuale, come la metterebbe?

“45 per cento all’Inter, 40 al Napoli, il 15 per cento all’Atalanta che deve colmare un buco più grosso e dall’ultima di campionato rischia di uscire con il morale ammaccato. Ma a me Gasp piace, dà un gioco e una personalità alla sua squadra. In una giornata si possono accorciare le distanze e tornare tutti nel mischione. Però se il Napoli si avvicina a Inzaghi, diventa durissima per i nerazzurri”.

C’è l’ombra dello spareggio?

“Che sarebbe un finale insolito. Ora dico una cosa un po’ campata in aria ma neanche poi tanto: il campionato finisce il 25 maggio, dunque eventualmente che si debba andare allo scontro diretto lo sapremo solo quel giorno. La finale di Champions è in programma il 31, a Monaco, e mettiamo il caso che l’Inter ci arrivi: immaginatevi un po’ che splendida tensione si vivrebbe, che atmosfera”.

Conte ha le conoscenze per indirizzare il finale. Dopo il Milan andrà a Bologna, poi giocherà un finale in discesa



Non le chiediamo per chi tifa.

“Domanda superflua, ovvio”.

Un uomo decisivo per parte.

“Per la partita di domenica, vado sul sicuro: Lukaku per il Napoli e Leao per il Milan, uno perché ha il gol nel sangue e l’altro perché ha talento infinito. E per la sfida-scudetto, rivado sul sicuro: Thuram per Inzaghi e McTominay per Conte. Hanno la fisicità per dettare le condizioni in un finale che sarà appassionante, calcisticamente sono capaci di caratterizzare un settore, forse una partita, magari di indirizzare il titolo da una parte o dall’altra”

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Fonte: Gazzetta dello Sport

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