Stadio, l’amarezza del Napoli: «Resteremo al Maradona»
Entra nel vivo la trattativa per portare Napoli tra le città degli Europei 2032
La Ssc Napoli resterà al Maradona più per necessità che per reale convinzione. Perché – questo trapela dal quartier generale azzurro – ha incassato dei no da parte del Comune all’acquisto del Maradona e anche alla concessione per 99 anni. E non ha trovato riscontri positivi per la costruzione di un nuovo impianto in città. A questo punto – il ragionamento del club – tocca al proprietario Comune sostenere le spese per il restyling dell’impianto.Ad ogni modo, il Presidente Aurelio De Laurentiis tornerà in città per la gara di domenica contro il Milan. E parteciperà in mattinata alla Rotonda Diaz a un dibattito organizzato da Fratelli d’Italia con, tra gli altri, Arianna Meloni, il ministro per lo sport Andrea Abodi e il sindaco Gaetano Manfredi. Dove si parlerà di “Napoli capitale europea dello sport nel 2026” e quindi di impiantistica sportiva e il Maradona fa parte di questo sistema. Ed è molto è probabile che il Patron in quella sede spiegherà in via ufficiale la posizione della Società sul Maradona. L’anticipazione de Il Mattino – pubblicata sull’edizione di domenica – con la quale si è dato conto del fatto che è il Comune che sta lavorando al progetto per il restyling della struttura di Fuorigrotta anche in funzione di Euro 2032 e non la Società trova conferme. L’assessora allo sport Emanuela Ferrante a Radio kiss Kiss Napoli è stata netta: «Stiamo lavorando a un progetto per riaprire il Terzo anello e portare la capienza a 65mila posti. Per dare la possibilità a più napoletani di andare allo stadio. Con un Maradona al quale non viene tolta la pista di atletica e con i lavori che si potrebbero fare in costanza di campionato per non danneggiare la SSc Napoli».
Questo lo scenario dove però il dialogo tra Comune e Società resta aperto perché comunque al Maradona ci giocherà il Napoli. Cosa che Manfredi non mette assolutamente in discussione e non vuole rimanere con il cerino in mano, nella sostanza passare per il sindaco che ostacola lo sviluppo del club. Con la legge sugli stadi De Laurentiis potrebbe rientrare in gioco assicurandosi quegli spazi dove installare attività per fare business e avere un impianto aperto sette giorni su sette. Fifti fifti questo il senso della discussione in atto. Scenario complesso ma lo scontro a oggi non c’è, quelli in campo sono ragionamenti che possono portare sulla strada della concretezza e soddisfare le esigenze di entrambe le parti.
Il club azzurro ha le idee ben chiare e guarda anche a quello che sta succedendo, per esempio, a Milano. Dove Inter e Milan – ragionano in Società – sono anni che cercano di andare via dal Meazza e adesso hanno trovato la possibilità visto che il Comune di Milano sta vendendo l’ex San Siro. Strada – tuttavia – non in discesa perché la Procura menenghina ha aperto una inchiesta per verificare se il prezzo della vendita, intorno ai 100 milioni sia giusto. Ma torniamo a Casa Napoli dove fanno notare che a Milano ci sono spazi per costruire due stadi nuovi con la demolizione del Meazza. A Napoli questa possibilità sono ridotte. Il Patron – questo fanno sapere dal club ha chiesto di acquistare il Maradona, o di avere in Concessione per 99 anni l’impianto, trattativa che non è andata a buon fine. Come è finita su un binario morto la richiesta di costruire un nuovo impianto ad Agnano o nell’area del Centro direzionale. Un cahiers de doléances quello che la Società ha nei suoi cassetti. A questo punto per la Società, se non ci saranno colpi di scena non previsti, il Napoli resterà al Maradona e passa la palla nella metà campa avversaria cioè del Comune e del Governo. Cosa significa? Che tocca al Comune sostenere le spese di un eventuale restyling dell’impianto di Fuorigrotta in quanto ne è il proprietario la Società paga l’affitto. Quanto a Euro 2032 per il club il problema è del Coni non del Napoli. Da dove precisano che il core business del club sono la squadra e risultati perché gli altri argomenti quali stadio e centro sportivo sono in una fase di stallo. Che potrebbero sbloccare Manfredi ma soprattutto il Governo.
Fonte: Il Mattino