Per Careca “è ancora tutto in bilico”: il Napoli ed i suoi Napoli/Milan

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Intervista da La Gazzetta dello Sport – Quando il calcio era sexy ma nessuno lo diceva. Quando Ma. Gi. Ca era l’atmosfera d’una città incantata. Quando Milan-Napoli era una proiezione nel futuro. Quando in quei fantastici anni ‘80 si restava a guardar le stelle, Antonio Careca abbagliava attraverso le movenze da etoille che, sfilando tra San Siro e San Paolo, dunque in luoghi “sacri”, scatenavano la devozione. Era il calcio degli dei, ognuno ne poteva “possedere” secondo gusti personali: “E quella, si può dire, veniva considerata in Italia la sfida del secolo: con Diego che stava un gradino sopra tutti, ma poi con me e Giordano, con Carnevale, Alemao, Ferrara, Renica e Bagni; con Maldini, Baresi, Ancelotti, Donadoni, Gullit, Van Basten, Rijkaard”. Mentre Napoli-Milan sta nell’aria, già s’avverte, Antonio Careca si produce nel proprio tour dell’anima, tra gente che non smette di trasmettergli emozioni: ecco cosa resterà di quegli anni ‘80.

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Napoli la stordisce ancora, passeggiare per lei è da brividi.
“E’ il racconto di quell’epoca indimenticabile che si tramanda ormai dai nonni ai nipoti. E’ la storia del Napoli, direi del calcio italiano, che rende orgogliosi chi l’ha vissuta e chi può assaporarla attraverso le immagini. E’ un patrimonio di tutti”.
Che con Alemao ha toccato con mano andando al murales di Maradona.
“Un abbraccio incontenibile, commosso e sincero, da chiunque. Non c’è stato un attimo di sosta e io e Ricardo siamo rimasti scossi pensando a cosa quella squadra abbia lasciato nella gente. Andare lì da Diego era un dovere. C’è come un richiamo che induce a pensare che lui sia ai Quartieri, con chi va ad omaggiarlo. Sono passati ormai quattro anni e quattro mesi dal suo addio ma è come se lui non si fosse allontanato da noi. Ovvio, non ci sono più le telefonate e non esisteranno occasioni per rivedersi, ma chiunque sia stato protagonista di quel periodo ha decine o magari centinaia di ricordi. Anche in questo lui è stato un fuoriclasse”.
Senza il rischio di sbagliare, né di essere tacciato di ruffianeria, lo era anche Careca.
“Non posso lamentarmi del talento. E ci siamo divertiti, per quanto ci era possibile. Perché in quelle stagioni, conviene ricordarlo, c’erano superpotenze con le quali era difficile confrontarsi. Ma noi eravamo il Napoli, il Napoli della Ma.Gi.Ca”.
E lo scontro tra giganti era soprattutto con il Milan di Sacchi e degli olandesi.
“Due squadre ricche di calcio, con calciatori pieni di personalità e di spessore”.
Lei per la sera di domenica 30 marzo ha già un impegno.
“C’è Napoli-Milan, come sanno tutti, e non posso mancare. Continua ad essere un match di livello, nonostante loro siano in difficoltà. Ma io ricordo ogni particolare di quegli incontri”.
Il primo maggio dell’88, ad esempio.
“Quella è una ferita, certo, e capisco che ha ancora un suo effetto parlarne. Ma io ripenso anche al campionato dello scudetto, 89-90, quando gli demmo tre “polpette”“.
Questo calcio le piace?
“Sempre e tanto e mi dispiace non poterlo vivere dal campo, perché con tutte le telecamere a disposizione sai quanti falli sarebbero stati fischiati. Ne abbiamo prese di botte io e Diego, ma anche gli attaccanti delle altre grandi”.
Cosa guarda dal Brasile?
“Tutto quello che si può, tutto quello che è Napoli, tutto quello che è Serie A. Sono informatissimo, non mi perdo nulla”.
E dunque, come finirà?
“L’Inter e il Napoli se la giocheranno ad oltranza, anche se il pareggio di domenica a Venezia lascia assai amarezza in me. Ma può succedere, non bisogna farne un dramma. Probabilmente non è esclusa neanche l’Atalanta, non si può dire: è impossibile prevedere lo sforzo della Champions League quanto costi a Inzaghi ed ai suoi ragazzi. Il Bayern è una distrazione grande. L’Inter è più forte, anche se meno dell’anno scorso; il Napoli si sta riprendendo, però senza Kvara e poi senza Neres ha perso tanto. Ma almeno adesso uno torna mentre il georgiano resterà un rimpianto”.
Le piaceva e neanche poco.
“Perché puntava l’uomo e lo saltava e se non era in giornata rappresentava egualmente una preoccupazione per gli avversari. Perché ha dentro di sé un calcio gioioso, trasmetteva allegria. Ma il calcio va così: il Psg ha speso una cifra notevolissima, e già questo è sufficiente per riconoscere il valore di Kvara. Fosse stato qua, sarebbe stato diverso questo finale. Con Kvara e Neres assieme ci sarebbero stati valori più alti ma la corsa allo scudetto resta aperta”.
Una curiosità: c’è in giro il nuovo Careca?
“Non me ne sono accorto…”.
Il sorriso è allusivo.
“Probabilmente sta per arrivare: ho tre nipotini che promettono. Il primo, David Luca, ha 11 anni e sembra che mi somigli. Poi c’è Antonio, che sta crescendo, bel fisico, a me ricorda Bobo Vieri. E poi Matheus, che è mancino. Stiamo coperti, tranquilli”.
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