Di Gennaro: “Spalletti vuole un’Italia di giovani esperti. Marianucci? Non vorrei facesse questa fine”

Le parole del giornalista Rai

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A 1 Football Club, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Dario Di Gennaro, giornalista Rai: “Nations League necessaria con i calendari intasati? No, non era necessario aggiungere ulteriori impegni a un calendario già fitto e complesso, soprattutto considerando che i giocatori sono già sottoposti a un elevato stress tra competizioni europee e campionati nazionali. Alla fine, in Nazionale vanno i migliori, che spesso giocano anche nelle squadre migliori impegnate nelle coppe europee. Questo significa che il numero di partite per questi giocatori aumenta ulteriormente. Credo che la volontà di riempire il calendario sia dettata principalmente da fattori economici e di business intorno al calcio. Per questo ho più volte invitato, anche dai microfoni di Rai Sport, la Lega Serie A e la FIGC a ridurre il numero di squadre in Serie A. Solo così si potrebbero creare finestre di recupero e concedere più respiro alle squadre impegnate nelle competizioni europee. La Nations League complica ulteriormente la situazione. Inoltre, si è deciso di assegnarle un peso maggiore, collegando i risultati della competizione al ranking per le qualificazioni ai Mondiali. Questo la rende quasi obbligatoria, ma il vero obiettivo resta quello di rendere più appetibili i diritti televisivi. Diciamolo chiaramente: con o senza l’Italia, la Nations League è una competizione di passaggio, non avrà mai il valore di un Europeo o di un Mondiale. Si cerca di darle peso, inserendo meccanismi che influenzano i sorteggi, ma la verità è che serve solo a generare introiti aggiuntivi per le televisioni. E anche le TV, comprese quelle di Stato, iniziano a essere stanche di questa corsa infinita ai diritti sportivi. Offrire meno partite aumenterebbe il valore del prodotto e ne migliorerebbe la qualità. Io ricordo il campionato a 16 squadre: ridurlo subito da 20 a 16 sarebbe traumatico, ma almeno passare a 18 squadre significherebbe avere quattro giornate in meno. Quattro giornate equivalgono a un mese libero, il che permetterebbe di evitare troppi turni infrasettimanali o di concedere il rinvio di una partita a una squadra impegnata nei quarti di Champions League. Meno giornate di campionato significherebbero anche meno infortuni e forse un numero ridotto di giocatori in rosa. Meno stress e più riposo ridurrebbero il rischio di infortuni, permettendo alle società di gestire meglio le rose e, magari, di risparmiare. Inoltre, si potrebbero valorizzare di più i giovani: un tempo, se un titolare si infortunava, veniva promosso un ragazzo della Primavera. Oggi, invece, le rose sono piene di stranieri e i giovani italiani faticano a trovare spazio, il che penalizza anche le Nazionali giovanili. Molti dei nostri giovani giocano in Serie B o C, o comunque in squadre di Serie A di medio-bassa classifica. Questo li rende più competitivi rispetto ai coetanei stranieri, ma il problema è il salto di qualità nei grandi. La Nazionale di Spalletti potrebbe essere la prima vera Nazionale di ‘giovani esperti’, con tanti ragazzi che, pur essendo ancora giovani, sono già titolari da tempo nei club. In passato, per vedere un ventenne titolare bisognava aspettare casi eccezionali come Cassano o Balotelli, oppure un’esperienza all’estero come quella di Calafiori. Forse, grazie alle scelte di Spalletti e a qualche giovane allenatore che sta cambiando mentalità, si può invertire la tendenza. Anche i presidenti dei club iniziano a capire che puntare su giovani di qualità è più conveniente rispetto a prendere giocatori trentenni o a fine carriera. Marianucci? È un giocatore di grande prospettiva. Se il Napoli lo porterà subito a Castel Volturno e rimarrà Antonio Conte, credo possa crescere bene. Speriamo solo che non sia uno di quei giovani che iniziano a girare in prestito per anni e finiscono per perdersi. Purtroppo, in Italia succede spesso: vuoi per una preparazione non adeguata, vuoi per una gestione errata della carriera, molti talenti finiscono nel dimenticatoio. Nel Napoli mi sarei aspettato maggiore incisività sotto porta da Simeone. Non me ne voglia, ma avrebbe dovuto sfruttare meglio le occasioni che ha avuto, aiutando di più la squadra. Poi, riguardo a Politano, lo vedo spesso affaticato nei minuti finali. Dà tantissimo nei primi 60-70 minuti, ma nel finale perde lucidità. Credo che sarebbe più efficace con una sostituzione intorno al 65’, piuttosto che lasciarlo in campo fino alla fine strapazzandolo troppo e facendogli perdere lucidità“.

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