Mano di Dumfires e violenza sugli arbitri: le parole del presidente dell’AIA Zappi

Le sue parole a Radio CRC

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Antonio Zappi, presidente dell’AIA, ha parlato in diretta a Radio CRC nel corso di A Pranzo con Chiariello: “È giusto che le interpretazioni tecniche le dia il Commissario, Gianluca Rocchi, perché il Presidente non deve mai entrare in spiegazioni tecniche. Però, in un piano di carattere generale, come valutazione della filosofia arbitrale, posso parlare di un dato di fatto per quanto concerne l’episodio di Dumfries in Napoli-Inter. Quando un braccio, che pur essendo staccato dalla figura corporea, è posizionato in maniera tale che se non ci fosse il pallone colpirebbe una parte del corpo, scatta un presupposto di non punibilità.  Se in passato sono stati commessi degli errori, non bisogna continuare a lavorare nell’errore. La ricerca dell’uniformità non deve appiattirsi nel perpetuarsi dell’errore. Vorrei un calcio dove la sostanza prevalesse sulla forma: ovvero uno scenario in cui un calciatore o un allenatore non esca dal campo con il dubbio che un qualcosa non sia stato visto e valutato. Una volta che tutto è stato oggettivamente visto e valutato, l’arbitro mantiene la sua autonomia decisionale, confermando o meno la scelta fatta. C’è la prospettiva dell’announcement, ovvero che l’arbitro possa spiegare al pubblico il processo decisionale assunto. È stato sperimentato in Inghilterra e non ha creato problemi: è un processo trasparente, il pubblico conosce meglio le motivazioni. È chiaro, però, che questo può alimentare contestazioni e proteste, perché come tutti i processi di comunicazione, una parola fuori posto può generare un’interpretazione fuorviante o polemiche in più. In Inghilterra è andato bene, ma dalla sperimentazione all’applicazione ci vuole del tempo. Falli di mano? Si è ricercato un concetto di punibilità che andasse oltre l’oggettività, aprendo anche all’interpretazione soggettiva, perché il calcio ci chiedeva questo. La cosa migliore che si potrebbe fare per molto tempo è non cambiare più le interpretazioni. Violenza sugli arbitri? Mi sta molto a cuore e ci stiamo lavorando. Purtroppo la situazione non sta migliorando: da inizio stagione abbiamo avuto 160 casi di violenza a livello nazionale. Dobbiamo fare di più tutti come sistema, perché anche un messaggio del calcio di vertice può influenzare il calcio minore. La prima risposta che tutti insieme dobbiamo dare deve essere istituzionale e culturale. Marotta League? Ti rispondo con le parole di un ex Presidente federale, che diceva che quando si trovava davanti alla platea degli arbitri immaginava di essere dinanzi alla platea più onesta del mondo del calcio. E non voglio togliere nulla alle altre componenti che sono altrettanto oneste come noi. Invito tutti coloro che ci ascoltano a pensare che l’arbitro è un tifoso di sé stesso che spera che la partita si svolga in un contesto di legalità“.

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Fonte: Corriere dello Sport

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