Comunque nel Napoli c’è una nota stonata e Conte lo sa
Una: la solita imprecisione al tiro. Il Napoli prende subito il comando della partita, perentorio e dilagante con il 71% di possesso all’intervallo, tant’è che al 5′ è già in vantaggio. Gran bella azione da destra al centro: Anguissa, Politano, Di Lorenzo, Lukaku da sponda e sinistro a giro del capitano, con il pallone che sbatte sul palo e poi sulla schiena di Montipò, carambolando in rete spietato. Il raddoppio potrebbe arrivare un minuto dopo, ma Frank spedisce alto a due passi. Poi, in serie fino alla mezz’ora, ci provano Rom, ancora Anguissa e due volte McTominay (una clamorosa). Un dettato. Conte spedisce Neres a sinistra e Politano a destra nel tridente, con Spinazzola di nuovo terzino dopo Firenze. Zanetti, invece, disegna un 3-4-1-2 che nel primo pressing prevede Suslov su Lobotka, e a seguire diventa 5-3-1-1 con alcuni riferimenti definiti: Dawidowicz a uomo su Anguissa e Magnani su McT; Coppola su Lukaku; il rapido Belahyane – un regista lucido e tosto – e Suslov a coprire su Spina e Di Lorenzo che vengono dentro al campo; Faraoni e Lazovic a sfidare Neres e Politano; Tengstedt contro Lobo. Duda fa lo schermo davanti alla linea. Piano chiaro: asfissiare e intasare. Il Napoli, però, imperversa: attacca con sette uomini e fa girare il pallone scavando gallerie, infilza soprattutto a sinistra con David e crea. Ma spreca troppo. Il Verona va in ripartenza: un solo pericolo, un colpo di testa alto di Tengstedt. Sarr è ornamentale. Fonte: CdS