Nel 2025 l’istrione azzurro avrebbe compiuto 100 anni
Nel centenario della sua nascita Il Mattino ricorda Bruno Pesaola
Il 2025 è anche l’anno in cui ricordare uno dei personaggi più interessanti della storia del calcio. Sarà il centenario della nascita di Bruno Pesaola, classe 1925, nato in Argentina ma napoletano puro. Scomparve nella sua città dieci anni fa, amorevolmente assistito da amici come il chirurgo Gianni Barone e il giornalista Mimmo Carratelli al Fatebenefratelli di via Manzoni. Pesaola ha segnato la storia del calcio non soltanto per le vittorie delle sue squadre ma anche perché è stato un uomo amatissimo dai calciatori e dalle tifoserie.In particolare, quelle del Napoli e della Fiorentina. Il giovanissimo Bruno, soprannominato Petisso, esordì sulla panchina azzurra nel 1962, conquistando la Coppa Italia e la promozione in serie A. Poi, lo sbarco a Firenze, con lo scudetto – il secondo dei viola – vinto nel 1969. Ma il richiamo di Napoli era troppo forte e quindi rieccolo al San Paolo nel 1976, a guidare la squadra fino alla semifinale di Coppa delle Coppe contro i belgi dell’Anderlecht. Sarebbe tornato nell’82, venti anni dopo la conquista della Coppa Italia, ma stavolta non per conquistare un trofeo: c’era da salvare il Napoli, scivolato nei bassifondi della classifica. Mise il cappotto color cammello portafortuna, baciò la Madonna che portava al collo, qualche pacchetto di sigarette e via in panchina a incoraggiare quei ragazzi. Salvezza firmata con Gennaro Rambone, straordinario preparatore atletico che anni dopo sarebbe stato assunto da monsieur Bernard Tapie per curare i muscoli dei calciatori del Marsiglia. L’ultimo schizzo azzurro nella vita di Pesaola nel 2002 quando Salvatore Naldi, neo proprietario del Napoli, lo volle al suo fianco per qualche mese come consulente.
Pesaola era un simbolo a Firenze. E un mito a Napoli, dove tanti semplici tifosi gli sono stati vicini negli anni più difficili, quelli del declino fisico. E accanto ha avuto sempre i suoi ragazzi: Juliano, Cané, Montefusco, Improta. E l’amico di sempre, Vinicio, che come lui aveva deciso di stabilirsi a Napoli alla fine della carriera da allenatore.
Fiorentina-Napoli è anche nel segno di un personaggio che era uomo di calcio ma avrebbe potuto essere anche uomo di spettacolo. Il migliore spettacolo.
Fonte: Il Mattino