Non è un attaccante, ma sa fare la seconda punta, non è un difensore, ma sa fare il mediano. Ecco il Re di Scozia
Fare le cose semplici gli riesce benissimo. Fare quelle difficili, pure meglio. I principi di Scott McTominay sono quelli che si insegnano nelle scuole calcio. Perché lo scozzese non si perde in virtuosismi da social, bada al sodo. Ruba l’occhio per quello che fa, non per come lo fa. E questo suo modo di giocare è la sintesi perfetta dell’idea di calcio della squadra cinica e spietata che ha costruito Antonio Conte. Inutile girarci attorno, perché McTominay è il manifesto perfetto del “contismo”: corre tanto, è pratico e segna. Proprio come chiede il suo allenatore, che infatti non ne fa mai a meno. Lo dicono i numeri. È entrato nel finale della partita di Cagliari e da quel momento non si è mai più fermato. Sempre in campo, sempre titolare.Contro il Torino ha segnato il suo quarto gol stagionale con la maglia del Napoli (terzo in campionato, che si aggiunge a quello di Coppa Italia contro il Palermo). Un altro gol “alla McTominay”, perché si conferma l’uomo giusto al momento giusto, al posto giusto. È lì, sul limite dell’area di rigore granata che raccoglie un pallone ricamato alla perfezione da Kvara. Poi il resto è tutto troppo facile per uno come Scott, cecchino quasi infallibile quando si tratta di spedire in porta palloni così facili. «Quando hai accanto giocatori di questa qualità diventa tutto più semplice», dice umilmente McTominay al termine della partita di Torino che porta il marchio a fuoco del suo piede. Aveva stappato dopo 25 secondi la partita contro il Como al Maradona, poi aveva illuso con il gol del vantaggio momentaneo contro l’Inter e ieri ha chiuso il cerchio con la rete decisiva contro il Torino. Prezioso e vincente. Come piace a Conte, ma come piace ai napoletani tutti che oramai lo considerano già un eroe.
In estate il Napoli ha speso 30 milioni per strapparlo al Manchester United, la squadra dove è nato, cresciuto e diventato uomo. Ma che avesse qualità fuori dalla norma lo si poteva capire dal fatto che un certo Josè Mourinho lo spedì titolare nel suo United mettendo da parte Pogba: molto più di una semplice investitura. Ecco perché quando il Napoli è riuscito a strappare l’accordo con il club inglese più di qualcuno dalle parti di Manchester si è strappato i capelli. In azzurro ha impiegato pochissimo ad imporsi. E la partita di ieri è stata l’ennesima dimostrazione della sua duttilità. Perché McTominay non è un attaccante, ma sa fare la seconda punta, non è un difensore, ma sa fare il mediano. Insomma, sa fare tutto e sempre bene.
Perché con quelle gambe lunghe arriva ovunque e ogni pallone che gli passa accanto, rapidamente diventa suo. Ma non solo. È un ragazzo che non si ferma mai: in partita, così come in allenamento. «Dobbiamo continuare a spingere», dice dopo la partita, confermando una fame tutt’altro che scontata. «Possiamo migliorare ancora molto. Conte ci fa vedere tanti video per farci capire le sue idee e noi dobbiamo imparare». I gol, i complimenti e i titoloni non gli hanno fatto montare la testa, quella la usa solo per colpire di testa o per vedere dove sono piazzati i compagni da servire. Ha la falcata lunga e con due passi riesce a coprire mezzo campo: bella fortuna per gli chi sta accanto, brutta maledizione per gli avversari che provano a seguirlo ma il più delle volte sono costretti a prendergli solo il numero di targa.Anche nella sconfitta rovinosa contro l’Atalanta, Scott fu uno dei migliori in campo. Sua la traversa centrata a metà primo tempo, quella che avrebbe potuto cambiare l’inerzia della gara. Perché McTominay non conosce il significato del verbo arrendersi. Galleggia tra le linee, gioca accanto alla prima punta e aiuta Lobotka a centrocampo. Rompe il gioco degli altri e costruisce quello dei compagni. Un giocatore moderno, di quelli che ogni allenatore vorrebbe avere nella propria squadra. Per fortuna di Conte, però, è nel Napoli. Se lo gode lui che settimana dopo settimana gli dice cosa fare e come farlo.