L’ex capitano del Napoli, Lorenzo Insigne, ora in Canada, ha parlato della Nazionale italiana ai microfoni de La Repubblica. Il napoletano ha un rammarico…
Torniamo a Belgio-Italia, Euro 2020: «Sembra ieri. Dopo il mio gol ci convincemmo di poter arrivare fino in fondo, eravamo uniti».
L’Italia campione d’Europa è stato un lampo nel buio: perché?: «I due Mondiali saltati sono una ferita, anche nella mia carriera. Sono grato a Prandelli di avermi portato in Brasile, ma ero un ragazzino. Con Ventura e Mancini fallimmo, ma soprattutto con quest’ultimo mi ha fatto male. Una spiegazione non riuscimmo a darcela».
Che succede secondo lei al calcio italiano?: «Sento parlare di crisi dei talenti e magari qualcosa di vero c’è. Ma la storia dice altro: i campioni in Italia sono sempre nati, bisogna solo aiutarli di più a emergere come accade all’estero. I club devono investirci, gli allenatori dar loro fiducia, pure per la Nazionale. Spalletti sta aprendo ai giovani le porte e i risultati si iniziano a vedere».
In Canada si respira già aria di Mondiali?: «C’è attesa, cartelloni pubblicitari per le strade, anche se manca ancora un anno e mezzo. Il calcio in America non è ancora molto seguito, ma il movimento sta crescendo e il volano dei Mondiali sarà straordinario. Ho solo un rammarico nell’essere ora in Canada: che solamente in Italia accade che chi va a giocare lontano, è escluso dal giro della Nazionale. I sudamericani che stanno in Serie A possono fare ogni volta 13 ore di volo, perché a noi non è consentito?».