Un’impresa, non riuscita neanche a Maradona. Battere l’Inter a San Siro.
Ce la fece il Napoli del grande maestro serbo Boskov e della sua banda di ragazzini, dove brillavano Cannavaro, Pecchia e Carbone, guidati da capitan Bordin e Taglialatela. Che quella domenica di trent’anni fa – 11 dicembre 1994 – fu il vero protagonista contro l’Inter allenata da Ottavio Bianchi, il tecnico del primo scudetto e della Coppa Uefa del Napoli maradoniano. Finì 2-0, autorete di Jonk (ma con l’attuale regola dell’assegnazione il gol sarebbe stato attribuito a Buso) e raddoppio su punizione del brasiliano Cruz. Ed era una squadra che si era presentata a Milano senza la prima punta Agostini e il perno del centrocampo Boghossian.
Era un Napoli che vivacchiava tra media e bassa classifica. Prima della partita a Milano si trovava appena un punto più su della zona retrocessione. Da poco lo aveva raccolto il maestro Boskov, l’allenatore dello storico scudetto della Sampdoria del ’91, un anno dopo sconfitta dal Barça nella finale di Coppa dei Campioni. Il caro vecchio Vujadin era stato chiamato al capezzale del Napoli dai dirigenti dell’epoca Gallo e Moxedano perché Ferlaino si era fatto da parte in quel critico periodo. Liquidato Guerini, il comando passò a Boskov che partì col 3-0 sul Bari ma poi la macchina si era nuovamente inceppata. La vittoria a San Siro fu un segnale di riscatto. E di orgoglio, quello di capitan Taglialatela, decisivo tra i pali, soprattutto quando parò il rigore di Ruben Sosa con un colpo di tacco, respingendo la successiva deviazione di Delvecchio.
Era un Napoli che era arrivato a conquistare l’ultimo posto utile per la Coppa Uefa nella precedente primavera, grazie ai campioni – poi tutti andati via, da Ferrara a Fonseca – guidati da Lippi in panchina.