Intervista de Il Mattino:
Bagnoli, Campi Flegrei, Nisida, l’Italsider. L’architetto Edoardo Bennato, che teorizza che “ogni favola è un gioco”, che canta “Sono solo canzonette”, “Il Gatto e la Volpe”e il “Rock di Capitan Uncino”, vive ancora qui. “Vedo Nisida, l’Italsider abbandonata da 30 anni”. Bennato ha il calcio nel sangue. “Da bambino ero veloce, avevo fiato, ma non ero bravo. Nel cortile operaio ci si trovava all’una e si andava allo stadio a piedi, il rituale del calcio che è evasione e felicità. Sia giocarlo che vederlo. A 13 anni stavo nel Circolo Canottieri di Bagnoli. Mi premiarono”. Non era ancora il rocker che ha fatto innamorare generazioni con testi sempre attuali, intensi, profondi. Ha cantato anche il calcio.
Nato a Napoli, il 23 luglio 1946. Uno dei massimi esponenti del rock italiano, ha pubblicato 43 album in carriera da artista.
“Geometrie verticali, i pronostici da rispettare. È goal”. I ragazzi aspettano con ansia la sua sigla della Domenica Sportiva. Sono passati 40 anni.
“Me lo chiese Tito Stagno. Ho sempre amato il Windsurf. Sua figlia Caterina lo praticava, sono andato più volte a Cagliari e Villasimius, oggi è il luogo preferito di mia figlia Gaia. Quella sigla spiegava che, come nella vita, pure in campo i pronostici possono essere ribaltati”.
Nel 1990, Mondiale italiano, con Gianna Nannini cantò “Notti magiche”. E da poco abbiamo detto addio a Totò Schillaci, l’immagine di quel Mondiale.
“La musica è di Giorgio Moroder. All’inizio la rifiutai. La lobby della musica non la vedeva di buon occhio. E infatti la pagai. Una volta incontrai una persona potente e mi disse ‘Amo le tue canzoni, mi è crollato un mito’. Con Totò ci siamo sentiti un paio di volte. Grande stima. Era leale, come solo gli isolani sanno essere. Era semplice, entusiasta”.
È stato grande amico di Diego Maradona. Riguardando un programma di Rai 3 con lei, che canta alla fine e Gianni Minà che lo intervista, si scopre che avete trascorso un Natale insieme.
“Eh sì. La sera del secondo scudetto andammo in discoteca. C’era una stima reciproca. Era buono d’animo. Distribuiva soldi ai camerieri e squadrava i potenti. In campo quel che faceva a quella velocità era mostruoso. A Napoli è stato fatto santo. Persino Sivori ha detto “Non ho mai visto uno come lui”.
C’è una foto che la ritrae con Platini e Pelè.
“Due campioni insieme a una schiappa”.
Lei canta “Un giorno credi di essere giusto e di essere un grande uomo, in un altro ti svegli e devi cominciare da zero”. sembra scritta per tanti sportivi.
“La metafora di tutti i vincenti. Non farti cadere le braccia mai. Penso alla corsa campestre: quando non ce la faccio più devo darci dentro”.
“Chi non ha sognato mai il grande amore”. È la sigla dello storico spot della Tim del 2000 con Petra, Cristiana e Gaia in barca a vela. Oggi abbiamo tre campioni olimpici come Tita, Banti e la Maggetti.
“Tutti quanti noi abbiamo sognato il grande amore. La vela è ecologia, la forza e il rumore del vento sono entusiasmanti. E su un windsurf l’acqua è ancora più bella”.
Torniamo al calcio di oggi: chi le piace?
“Dimarco. Lo tengo d’occhio da tempo. Vale tutta l’Inter… C’è qualcosa di fatato nel suo sinistro. Poi Lobotka che ha la magia. E McTominay e Politano”.
Il Napoli vola. Conosce Spalletti e Conte?
“Il primo bene, l’altro non ancora. Una dote li accomuna: capiscono gli altri e sanno come prenderli”.
Lei si dichiara tifoso. Ma il problema delle curve?
“Sarò cinico e spietato. Ma il tifo è droga collettiva. È l’opposto dello sport. E i tifosi sono facile preda della malavita”.
Il non calciatore che ha ammirato?
“Panatta e Mennea. Adriano mi invitava a fare un figlio, con la sua ironia. Mennea ha lottato contro tutto e tutti. Ed è diventato campione. Lo sport è cervello, non muscoli”.
E la sportiva?
“Le ginnaste fanno cose pazzesche. Quindi le dico Sofia Raffaeli”.